Allora mi lancio (...ma la pratosfera?
).
Senza ombra di dubbio sì, è possibile realizzare uno stagnetto in vasca. L'autosufficienza è una condizione difficile da stabilire, ma non impossibile, e comunque l'ausilio di un semplicissimo filtro e di una piccola pompa da acquario, come dice Indaco, possono aiutare o tamponare eventuali insuccessi.
L'ottenimento dell'autosufficienza, tuttavia, rappresentava per me una piccola grande sfida, un modo per mettere in (piccolissima) pratica le mie nozioni di biologia degli ecosistemi e per applicare ad un sistema il più aperto possibile quello che per tanti anni avevo sperimentato negli acquari in casa.
Il concetto di base è quello dell'equilibrio del sistema, i cui componenti fondamentali, strettamente legati fra loro, sono l'acqua, l'aria e le componenti organiche.
1. l'acqua: è l'elemento di base ed il veicolo per gli altri elementi. In essa si trovano disciolte l’aria e le sostanze chimiche che derivano dai cicli biologici.
Normalmente, maggiore è il suo volume, maggiore la possibilità che il sistema si regga in equilibrio. La sua qualità non è strettamente vincolante, a meno che non provenga da acquedotti che effettuano pesanti purificazioni con cloruri (e a Roma l'acqua del sindaco è ottima, lo sanno tutti!). Da anni di esperienza ho ricontrato che si mantengono più efficienti e per più tempo vasche di dimensioni piccole (grande "controllabilità") o molto grandi, quelle medie di meno. Per un mini-stagno in terrazza una vasca di 100 lt circa dovrebbe andare benissimo.
2. l'aria: è il presupposto fondamentale per la vita. Si deve evitare sia che si interrompano gli scambi gassosi dell'acqua con l'aria (e quindi, ad esempio, una eccessiva presenza di piante galleggianti), sia che se ne "consumi" in quantità eccessiva (troppi pesci o molluschi). E' altrettanto importante che la superficie di contatto dell'acqua con l'aria sia proporzionata al volume complessivo della vasca (in vasche troppo profonde, con un'apertura stretta, non riusciranno ad ossigenarsi adeguatamente gli strati più profondi).
3. le componenti organiche: sono la vita, e la morte. Sono rappresentati dai batteri, dalle alghe, dai molluschi, dai pesci e dalle piante, che devono assolutamete e forzatamente essere presenti in equilibrio numerico fra loro, in modo che non si alterino in maniera significativa i valori delle sostanze che circolano.
Le piante, sostanzialmente, sono la componente più importante, in quanto in grado di produrre ossigeno, di fornire ombra, di dare alloggio e riparo a batteri "buoni" e pesci. Possono essere sommerse, galleggianti o emerse, a seconda del luogo in cui si sviluppa principalmente il fusto.
Fra le sommerse le più utilizzate ed utili ai nostri fini sono le Nymphaee, i Miriophyllum (quel ciuffettino minuscolo che si vede nell'angolino in alto a sinistra della foto della mia ninfea) ed altre tropicali adattabili ai climi più caldi (Cabomba, Bacopa, Vallisneria).
Fra le galleggianti, utilissima e anche carina (se poi si decidesse a fiorire
!) il "giacinto d'acqua", Eichornia crassipes, che si riproduce molto rapidamente per stoloni e offre riparo ai piccoli pesci nell'intrico delle sue radici flottanti. Interessanti per il contributo ossigenante e per l'aspetto, un po' meno per l'invasività, sono le "lenticchie d'acqua", Lemna minor e L. major, che si reperiscono facilmente in stagnetti e corsi d'acqua in natura. Azolla filiculoides è di aspetto simile, ma un po’ meno invadente (io ne ho “rubacchiato” due o tre foglioline alla Gabriella del Casoncello…
)
Fra le piante da utilizzare "emerse", gli Iris (io ho Iris pseudoacorus "Plena" nell'angolo a sinistra dello stagnetto) e Pontederia cordata (manca, ma è in lista!). Nel vaso centrale, con la mia ninfea, convive una Ctenante spp. variegata che mi ha dato Maurizio alla Landriana (e che dovrebbe avere anche Gabri).
I pesci più adatti sono quelli di piccole dimensioni, proprio come detto da Indaco, le Gambusie, più ancora dei Carassius e delle carpe, per la loro naturale adattabilità a piccoli volumi d'acqua (riescono a stabilire, anche in queste condizioni, delle popolazioni "dinamiche", non limitandosi alla sopravvivenza ma proliferando e avvicendando le generazioni abbastanza regolarmente) e per la tolleranza a valori dell'acqua un po' più "estremi". Con loro le zanzare non si fanno più vive (importante: attenzione a che non si formino intrichi troppo fitti di vegetazione, all'interno dei quali loro non riescano a penetrare per predarne le larve).
I molluschi sono importantissimi, e ben accetti. Sia le piccole lumache, di quelle col guscio a cono magari, che si nutrono di microalghe, sia le già citate cozze d'acqua dolce (Unio pictorum e Unio tumidus, Anodonta cygnea) che operano una funzione attiva di "filtraggio" dell'acqua, nutrendosi anch’esse di “detriti organici” e microalghe.
Per la costruzione della vasca le scelte sono soggettive. Il materiale ideale dovrebbe essere facilmente “lavabile” in caso di necessità (infestazioni di alghe, etc.) e per le operazioni periodiche di manutenzione e quindi vetro, plastica o ceramiche smaltate sono perfette, ma anche cemento rivestito da resine et similia.
L’esposizione ideale, a parer mio, è a mezz’ombra. Una carenza di irradiazione nuoce alle piante ed ai pesci, un eccesso favorisce la proliferazione di alghe.
Allora? Beppe è convinto?
Ciaooo!