“…è così nacque Urk, Signore delle Bestie, il mille volte mille benedetto dalla misericordiosa Mano di Kain; egli sorse come nuovo esperimento dell’Oscuro Sire delle Terre Meridoniali, pari alle altre bestie in forza e aspetto, era privo del desiderio di combattere caricando frontalmente il nemico.
Il Munifico donò un nuovo tipo di intelligenza al nuovo costrutto, Egli gli donò il sotterfugio e l’istinto della sopravvivenza e come un Padre Benevolo lo abbandonò nelle terre degli uomini affinché il suo nuovo figlio imparasse ad usare le sue abilità o perisse nel tentativo.
Cacciato come una lucente farfalla da oscuri ragni, Urk scappò a lungo cibandosi di ciò che trovava evitando le inutili trappole costruite dalle tremolanti mani degli uomini e dalle debole menti elfiche; rifugiò lo scontro e la battaglia.
L’Unico Dio, vedendo di quale vergogna si era macchiata la bestia, la abbandonò al suo destino, ma l’assenza dell’ala protettrice costrinse Urk a sfruttare le proprie capacità; comprendendo che gli uomini o gli elfi non l’avrebbero mai smesso di cacciare decise di combattere per la sua vita o almeno di combattere ai suoi termini […].
[…] nelle paludi, immerso nella melma e respirando i luridi miasmi di quelle zone fetide, aspettò gli uomini; cinque stolti si presentarono, cinque uomini armati e corazzati, cinque vittime da sacrificare al Dio, cinque prede di cui cibarsi.
Un lampo, un urlo strozzato, un ululato. Una testa rotolò ai piedi dei quattro rimasti, il terrore dipinto sui volti, rimisero le loro anime ai loro falsi dei in attesa del colpo fatale. Per altre quattro volte l’aria si riempì di grida ed ululati […].
[…] per mesi le terre degli uomini non conobbero notti tranquille, i bambini scomparivano durante il plenilunio, i cacciatori non tornavano alle proprio case, gli uomini morivano e alle donne gravide veniva strappato il feto. In questo periodo Urk capì l’utilità delle armi e delle armature, egli ne raccolse molte e scelse tra queste quelle che meglio si adattavano al suo corpo e alle sue tattiche di caccia.
Gli uomini non conoscendo il nome del flagello gli diedero l’appellativo “Tar Lers” che tradotto dalla rozza lingua delle terre meridoniali significa “L’Insaziabile”.
Tornato dal Padre, fu ricompensato per l’Odio, il Sangue e la Morte che aveva generato e gli fu donato il libero pensiero, la parola e la guida delle bestie; come un pastore con il suo gregge la sua attenzione verso la razza eletta dell’Unico Dio è senza pari ma l’arroganza e l’odio verso la volubile razza dell’uomo e dell’elfo continua a perseverare oltre ogni limite di spazio e tempo, l’antica preda è diventata ora cacciatore e la nuova guerra ha portato ingenti prede al branco ruggente di Urk Tar Lers, la Grande Caccia è cominciata […]”.
Tratto da “Gli eroi della nuova era”
di Sergej Krakov, sacerdote di Kain
condannato a morte nella gloriosa terra di Elea