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RIBELLI - Patron Kalia

Ultimo Aggiornamento: 22/04/2004 18:20
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22/04/2004 18:20
 
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Il mio nome è Patron e sono l’ultimo membro dell’ordine perduto dei Kalia. L’ordine nacque nelle ere remote di Elea, dalla collaborazione tra elfi e umani; i primi, infatti, vollero aiutare la razza umana, che in quei primi tempi era vittima di carestie, guerre e malattie, addestrando alcuni dei suoi giovani scelti dalle varie tribù, in alcune discipline che gli avrebbero consentito, una volta tornati ai villaggi, di guidare gli uomini verso pace e prosperità. Gli elfi chiamarono questi giovani: Kalia, e questi, tra la loro gente, presero il nome di druidi. Primo tra loro fu Finteron, che Apprese dagli elfi il potere delle rune e riuscì a prolungare la propria vita per oltre 150 anni. Purtroppo educare alcuni uomini alla serenità e della forza non fu sufficiente, poiché 147 anni dopo l’istituzione dell’ordine, che al tempo contava decine di membri, scoppiò una grande guerra e gli uomini combatterono gli uni contro gli altri, sicché anche i Kalia furono costretti a prendere posizione. Finteron, ormai vecchio, affidò al giovane Terkhel la guida dell'ordine in quei giorni bui in qui anche gli elfi si disinteressavano delle questioni degli uomini, avendo compreso di non poterne modificare l’imprevedibile natura. La scelta fu male accolta dai più anziani che ambivano, ciascuno personalmente a succedere a Finteron, e così, molti di loro tornarono tra la propria gente come guerrieri tradendo l’ordine e usando delle proprie abilità e conoscenze per cercare di vincere la guerra. L’ordine si sciolse e i suoi membri continuarono a tramandare la sapienza dei Kalia di padre in figlio, rifugiandosi alcuni presso villaggi, altri in eremitaggio, nei boschi. Col passare dei secoli sempre minore fu il numero dei Kalia e infine divennero una sorta di personaggi leggendari, di cui la storia aveva perso le tracce. In effetti solo pochi discendenti e depositari del sapere dei Kalia ancora vivevano, tra essi c’era Efrast, il mio maestro. Conduceva una vita ritirata nella macchia ai margini del villaggio di Valle brunita, nella parte meridionale del regno di Wermat, dai cui abitanti era conosciuto come saggio guaritore e stregone, lui che era allievo di Kilput, un anziano Kalia che lo aveva preso presso di sé da orfano e allevato come fosse un padre. Io stesso, fui affidato dai miei genitori ad Efrast quando ero ancora in fasce poiché entrambi, vittime di una epidemia che stava decimando Valle Bruntia, capirono che non sarebbero sopravvissuti. Efrast accettò di educarmi per procurare nuova discendenza al sapere dei Kalia perciò mi allevò nei boschi addestrandomi a una dura disciplina fatta di studio, esercizio fisico e caccia. Quando divenne troppo vecchio per affrontare lunghi viaggi affidò a me il compito di tenere contatti con gli altri membri dell’ordine superstiti. A quei tempi, infatti, giungevano le prime notizie dello sbarco dei Violatori su Elea e del tradimento degli elfi; gli adoratori dei Kain, intanto, sembravano decisi ad approfittare del caos creatosi per seminare morte e distruzione; Efrast quindi per mia vece cercò di riunire i Kalia superstiti (una mezza dozzina) e di usare del loro potere per aiutare gli uomini a conservare la libertà. Ovunque però mi recassi in cerca dei superstiti dell’ordine scoprivo che i sicari di argentea mi avevano preceduto inviati dal Duca Kudrak ad evitare che la riunione dell’ordine perduto potesse ostacolare i loro piani di invasione. Appena compresi i piani dei Violatori tornai sui miei passi il più velocemente possibile preoccupato per il mio maestro ma giunto alla casupola di pietre squadrate ove vivevamo lo trovai con la gola squarciata. Capii che ero l’ultimo depositario del sapere dei Kalia, e compresi che volente o nolente il mio addestramento era finito. Fortunatamente gli assassini di Efrast non avevano trovato alcuni libri che aveva affidato alla protezione di una runa di interdizione e che contenevano gli insegnamenti del mio maestro e la storia dell’ordine così come era stata a lui tramandata. Sconvolto dal dolore mi ritirai nelle foreste più profonde scaricando la mia rabbia sulle pattuglie di violatori e caotici e che talvolta passavano ai margini del bosco tanto che si sparse la voce che il bosco fosse abitato da uno spettro. Passai lì numerosi mesi impegnato a studiare e arso da un desiderio di vendetta che non mi dava pace, finché un giorno mi imbattei in truppe diverse dalle altre: erano uomini ma non portavano la V d’argento, né nobile era il loro aspetto; alcuni di loro cingevano spade e indossavano armature, altri abiti da boscaioli, altri ancora brandivano asce da legna e forconi. Nei loro occhi lessi la stessa feroce determinazione che sentivo dentro di me quindi mi presentai a loro. Scoprii che si trattava di truppe irregolari, ribelli umani che stavano lentamente riconquistando le terre avvelenate da caos e violatori e abbandonate dagli elfi al loro destino. Decisi di uscire dal mio isolamento e chiesi di essere condotto dal loro capo. Egli era Blaster, il quale sentita la mia storia e quella del mio ordine che solo minimamente conosceva mi propose di unirmi a lui e ai suoi uomini per avere giustizia e salvare gli uomini di Elea dalla schiavitù. Solo dopo lunghe riflessioni accettai, mosso più da voglia di vendetta che non da amore per le genti di Elea, ma in seguito, vivendo a contatto con questi fieri uomini e partecipando con loro a numerose battaglie ho imparato a stimarne molti, pur continuando a nutrire una certa diffidenza, peraltro ricambiata, nei confronti del popolo in generale, che considero troppo facilmente malleabile e per il quale auspico una guida forte e autoritaria anche a costo di restringere le libertà individuali pur di ottenere la pace e la serenità su Elea. Da Blaster ho saputo che è il duca Kudrak a ordire i più sordidi complotti di Argentea per ordine di Malakay e ho reso entrambi oggetti massimi del mio odio e della mia vendetta. In breve sono diventato il braccio destro di Blaster e anche se il mistero che aleggia attorno alla mia persona e alle mie vere origini ha creato numerose leggende sul mio conto, alcune delle quali mi raffigurano come uno stregone dedito ad arti oscure.


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"Non uccidete i vostri nemici ma sfregiateli e mutilateli cosi che essi siano un ricordo vivente per se stessi e per gli altri che ovunque passano i Violatori quasi tutto muore e ciò che non muore desidera la morte"
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