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ELFI - Raistlin Elandinai

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2004 13:27
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01/03/2004 13:27
 
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Elea, una terra che era florida, rigogliosa e felice,… adesso conosce anche lei gli orrori della guerra. Noi siamo impegnati su addirittura tre fronti, due orde ci attaccano dall’esterno…..quella del Caos, soldati senza volontà che combattono in nome di un dio che chiamano Kain, e quella dei Violatori, che vengono da un altro regno, Argentea…., e non contenti di possedere quello, bramano di fare del nostro…una loro colonia. Come se ciò non bastasse, gli uomini che vivono a Elea sono diventati dei ribelli…combattono anche loro contro di noi, perché affermano che non siamo stati in grado di difenderli adeguatamente. Qui, nei pressi del confine…si vedono colonne di fumo,… e fiamme.
Elea soffre, la Terra soffre, gli alberi soffrono! E noi con loro…Guardandosi intorno si sente una stretta al cuore. Tanti compagni sono qui con me, a combattere, per cercare di preservare la nostra terra; ognuno ha la sua storia, io….ho deciso di raccontarvi la mia, non perché sia importante, o per lo meno più importante di quelle degli altri, ma perché questa guerra sta mettendo in forse persino la nostra immortalità, e se non è la natura a ucciderci, può essere una freccia, o un colpo di spada…o di picca. Io voglio condividere la mia storia con voi, perché continui a esistere, se io non dovessi farcela.
Sono nato in un piccolo villaggio, in una piccola casa, dal tenero amore di mio padre e di mia madre, un tempo che è relativamente recente, ma che per voi sembrerebbe un’eternità. Io ho conosciuto per parecchio tempo solo il mio villaggio, con i territori circostanti, e conoscevo solo i miei compagni e degli altri esseri, che erano più robusti e più alti di noi, con folta peluria sul petto, sulle gambe, e addirittura sul viso. Mi dissero che erano i contadini, gente che lavorava per noi, e che anche se lo sembravano non erano pericolosi, anche se era meglio evitarli , essendo un campionario di ignoranza e stupidità….io prestai ovviamente fede a quel che mi dissero e non mi curai più tanto di loro..anche se, inspiegabilmente, vedevo i loro corpi progressivamente incurvarsi e la luce nei loro occhi spegnersi, finchè non si muovevano più, costringendo i loro simili a seppellirli e, chissà perché, provavo una sensazione che, anche se non si può definire tristezza, mi faceva pensare, ogni volta che vedevo una vita spegnersi. Quella stessa Natura che concedeva a noi l’immortalità, portava via in un attimo tante vite umane. Poi crebbi, e la mia vita andava avanti; facevo parte di una razza superiore e preoccuparmi troppo del popolo non era salutare. Così stavo insieme ai miei compagni che erano nati all’incirca nel mio stesso periodo, discorrendo dei più svariati argomenti, ridendo, partecipando a battute di caccia. Solo che tanti dei miei amici dedicavano, a mio giudizio, troppo tempo al loro fisico, per irrobustirsi, e poter entrare così nella milizia imperiale. Dal canto mio preferivo passare molto tempo sui libri e studiare, conoscere quanto più possibile; ed era piacevole poter intervenire ogni volta, in qualsiasi discussione, dicendo qualcosa di interessante e che nessuno conosceva. E’ bene ora spendere due parole su mio padre:
egli era un elfo severo, ma che amava sinceramente mia madre e me; era un ufficiale dell’esercito imperiale, e io ero molto fiero di lui e anche gli altri membri del villaggio lo consideravano al pari dei grandi saggi; ebbene, mio padre si accorse di questa mia predilezione allo studio; vedeva che la mia concentrazione era grande ed efficiente, che imparavo a memoria con grande facilità interi passi di vecchie opere. Un giorno mi disse che avrei dovuto sfruttare questa mia capacità, che dovevo trarne i maggiori frutti e che con la sua posizione poteva addirittura riuscire a farmi studiare nella capitale. “ Diventerai qualcuno” mi disse “E ti farai notare! Ne sono sicuro”.
Per il mio carattere, farmi notare era l’ultima cosa che desideravo, ma la proposta era troppo allettante, poter studiare nella più grande biblioteca di Elea!!
Così salutai mia madre e partii con mio padre diretto verso la capitale. Come previsto potei studiare lì; lo feci per molti anni e con immensa gioia e appresi la difficile arte di guarire le ferite, che solo pochi erano in grado di sviluppare. Mio padre era fiero di me e mi diceva che sapeva di non essersi sbagliato. Così la mia vita scorreva felice, mi feci nuovi amici, studiavo…e mi occupavo di rimettere in piedi compagni feriti, magari durante le battute di caccia...
Ma la guerra venne! E con lei giunse un tornado di morte e distruzione...
Cominciai così a guarire soldati gravemente feriti e altri ne vidi morire, impotente di fronte a certe ferite. Ma rimanevo nella città, lontano dagli orrori….finchè un giorno una violenta invasione richiese l’intervento di una buona parte dell’esercito, e con loro doveva partire mio padre….
-Vengo anch’io con te papà!- Dissi, con una tale risoluzione di cui ancora oggi mi stupisco. Mio padre capì che non mi avrebbe fatto desistere dalla mia decisione e così, in tempo brevissimo, entrai nell’esercito, con funzione di guaritore imperiale.
Non immaginavo che i miei occhi avrebbero mai visto quello che ho ancora impresso nella memoria…il mio intero mondo si sgretolava, era la fine di un’epoca…almeno finchè fosse durata la guerra!
Stetti vicino all’esercito che combatteva strenuamente per due giorni interi, guarendo le ferite dei miei compagni; ogni tanto c’era la necessità di spingersi addirittura dietro la prima linea…e più volte frecce dalla nera punta sfiorarono la mia testa!
Avevo paura! Mai avevo provato paura in vita mia come in quel momento e non mi vergogno a dirlo, anzi, è la paura che in battaglia non ti fa dimenticare di essere costantemente in pericolo e commettere leggerezze. Alla fine vincemmo, eravamo tutti stremati…e decimati….ma vincemmo. La tregua però fu breve, perché venimmo a sapere che un fronte di invasione si era spinto più internamente….proprio dove c’era mia madre in quel momento!!! Infatti aveva lasciato il villaggio per andare a fare provviste in quello che ora stava rischiando di essere distrutto!!! Un contingente del nostro esercito partì subito e, ovviamente, io e mio padre lo seguimmo. Giungemmo verso sera al campo di battaglia….e…successe tutto in quella notte! Era un piccolo gruppo di guerrieri del Caos, ma tra loro bestie…e demoni dalla ferocia inaudita e di una forza sovrumana. Li attaccammo. Qualcuno di loro era già entrato nel villaggio. Disperato correvo per le strade cercando mia madre e se gettavo l’occhio sulle palizzate vedevo elfi scagliati a terra da un singolo colpo delle loro enormi lame. Cominciai a piangere….Anche i contadini impugnarono le loro rozze armi per difendere il villaggio e insieme scacciammo l’orda. Ma……cosa vedevo!! I contadini iniziarono a urlare:
- LIBERTA’!!!- E cominciarono a uccidere i nostri soldati!
- Cosa fate????- Gridavo- Perché ci attaccate??!!!! – Ma loro non sentivano…sembrava volessero sterminarci. E ce l’avrebbero fatta, se non fosse giunto in soccorso un gruppo d’ausilio.
Prima dell’arrivo dei nostri soldati, tuttavia, vidi morire anche un altro elfo, sopraffatto da un gruppo di uomini che impugnavano forche e falci…quel guerriero era mio padre, trafitto sotto i miei occhi impotenti. La mia bocca non fu capace di emettere alcun suono, ma un muto grido spezzò la mia anima e il mio cuore. Perché???!!!
Proprio mentre entravano nel villaggio i nostri salvatori, sentii in fondo alla via l’urlo di una donna. Corsi, e vidi una donna a terra, mentre un uomo sfilava dal suo ventre una lancia, era mia madre.
-Tu……- dissi a mezza bocca stringendo i pugni. Strinsi il pugno sull’elsa della mia piccola lama e mi scagliai sul popolano. Egli era però molto più forte di me, mi conficcò la punta della lancia in una gamba e mi assestò un violentissimo colpo sul viso. Caddi, la mia spada volo chissà dove. Mi puntò la lancia alla gola. Stavo per morire…Piangevo….in una notte perdevo tutto, io che dovevo per Natura conservarlo in eterno, e quell’uomo che mi sovrastava, destinato a morire in una manciata di anni, era più forte di me, e mi avrebbe strappato l’anima dal corpo con estrema facilità. Chiusi gli occhi…pregando. Ma il colpo non arrivava, e quando li riaprii l’uomo non c’era più!
Mi aveva risparmiato? Come mai? Perché non mi aveva ucciso, se era stato capace di farlo anche con una donna? Mi tornarono in mente le riflessioni che facevo nel mio villaggio….forse quegli uomini non erano così malvagi come avevo creduto quella sera, forse anche loro hanno cominciato a lottare come noi per qualcosa a cui tengono molto...anche se non ho capito bene che cosa sia più prezioso della nostra terra…anche loro combattono per Elea? O per questa loro libertà che tanto gridano al cielo…. E…anche se hanno ucciso mio padre, anche oggi io non sempre riesco ad odiarli…c’è qualcosa di puro anche nei loro sentimenti, anche se è difficile coglierlo persino a un elfo……. Ma mia madre!!!! Giaceva ancora lì! Mi alzai e corsi verso di lei. Mi inginocchiai. Il suo cuore non batteva più! MA NO!!! NON AVREI PERSO ANCHE LEI!! Non volevo perdere anche lei e rimanere solo….Le lacrime rigavano di nuovo il mio viso. NON AVREI PERMESSO CHE MIA MADRE MORISSE Lì!!!!! NON VOLEVO NON DOVEVA ASSOLUTAMENTE ACCADERE. Mi concentrai al massimo, cercai di guarirla, ma il suo respiro non riprendeva, provai ancora e ancora…finchè una delle mie lacrime cadde sulla sua fronte, e le mie mani s’illuminarono, le premetti sul suo corpo, gridando MAMMA dentro di me. Sentivo che una parte della mia anima fluiva in lei, una parte delle mie energie andavano a lei, e la ferita che avevo sulla gamba riprese a sanguinare copiosamente. Divisi le mie energie, per donarle a un altro corpo..e non farlo morire…
Mi sentii subito debole, e mi sdraiai vicino a mia madre…..e mi addormentai…….
Al mio risveglio, la prima cosa che vidi furono i suoi occhi che mi guardavano, e la sua bocca che sorrideva. L’avevo salvata veramente! Ero veramente riuscito a ridarle la vita! L’abbracciai e basta, senza dire una parola……
Mia madre ora vive nella capitale, e io invece continuo, con l’esercito, a difendere la mia terra. Durante la battaglia successiva a quella che vi ho appena raccontato mi si accostò Gil-Ghalad, il vice generale del nostro esercito, e mi disse:
- Raistlin, da oggi in poi tu guiderai i guaritori in battaglia. Sarai Mastro curatore imperiale.
Una promozione? A me? Dopo così poco tempo? Non riuscii a dire niente, se non:
- Uma, heru en amin – Che vuol dire “Si, mio comandante”
Avevo paura di non esserne all’altezza, che avere responsabilità anche su altre persone non era per me, ma non dissi di no. Dovevo e volevo affrontare quella prova, e anche oggi faccio del mio meglio.
Bhè….due cose principali ho imparato in questo periodo…..che la paura è una componente indispensabile e vitale per un soldato per sopravvivere; che esiste sempre qualcuno pronto a sconfiggerti, qualcuno che è più forte di te, anche se ti senti superiore e vanti mille imprese, e che quindi non devi mai abbassare la guardia e pensare di schiacciare l’avversario…come feci io con l’uomo che stava per distruggere la mia famiglia….. adesso…..io non sono bravo a distruggere vite, ma cerco di salvarne il più possibile…..
E anche se siamo in questo triste momento, se si perde la speranza, ma soprattutto la gioia di vivere, non vale la pena continuare a posare i piedi su questa Terra, perché poi non basterebbe l’eternità per far sparire il rimpianto. Bhè…..tutto questo parlare mi ha messo sete, chi di voi mi offre un boccale d’idromele???



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