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CAOS - Khellendros

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2004 10:48
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26/02/2004 10:48
 
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Dalle leggende cantate dai bardi alla realtà


Disteso nel bel mezzo della sua tana Khellendros sognava con soddisfazione villaggi in fiamme, corpi carbonizzati, una scia di morte e distruzione lasciata alle sue spalle al tempo della giovinezza, quando di colpo quei sogni piacevoli furono sostituiti da uno assai più sgradevole popolato di pulci.
Normalmente i draghi non erano infastiditi dalle pulci che tormentavano soltanto gli animali inferiori che non godevano della benedetta protezione delle scaglie, animali dotati di pelle o pelo,e tuttavia Khellendros si trovò a sognare che le pulci lo stavano mordendo in maniera non dolorosa, ma pungente ed irritante.
Il drago sollevò con fare assonnato la zampa posteriore per grattarsi e subito la pulce smise di mordere, dandogli però appena il tempo di rilassarsi prima di riprendere ad infastidirlo, questa volta in un punto diverso.
Decisamente seccato, Khellendros si destò improvvisamente e con fare rabbioso, constatando che le prime luci del mattino stavano filtrando nella caverna attraverso un condotto per l’aerazione che si apriva nel fianco della montagna.
Girando la grossa testa si guardò intorno con occhi roventi per scoprire cosa lo stesse tormentando con l’intenzione di eliminarla con uno schiocco delle sue enormi fauci, e rimase stupefatto nel constatare che la creatura appollaiata sulla sua spalla sinistra non era una pulce ma un essere umano.
“Cosa?” Ruggì colto totalmente alla sprovvista.
Khellendros prese a fissare l’umano con occhi di brace sconvolto dalla sua audacia, e questi gli pungolò dolorosamente la carne con la spada.
“In questo punto hai una scaglia smossa, lord drago” commentò sollevando la scaglia in questione che era grossa quanto una lastra di arenaria e quasi altrettanto pesante.”lo sapevi?”
Stordito dal sogno Khellendros trasse un profondo respiro con l’intenzione di incenerire quell’irritante creatura, e mandarla sul piano successivo della non esistenza, ma si trattenne giusto in tempo per evitare di danneggiarsi la spalla e parte dell’ala con il suo soffio rovente.
Tossendo un poco si costrinse allora ad inghiottire la fiamma che già gli gorgogliava nello stomaco: dopo tutto aveva altre armi con le quali fronteggiare quel patetico nemico, una delle quali non che sua preferita, il terrore.
E in quel momento Khellendros leggeva il terrore negli occhi dell’umano che tremò ed impallidì, ma allo stesso tempo accentuò la pressione della spada che penetrò più in profondità
“Mio signore” affermò quindi, con la voce percorsa da un leggero tremito che cercò di controllare e reprimere,”Tu sei possente, mio signore, mi potresti uccidere con uno schiocco delle tue fauci, ma non prima che io abbia causato considerevoli danni al tendine che controlla la tua ala”.
Superata l’iniziale irritazione e soffocata la propria rabbia Khellendros iniziò a sentirsi affascinato da quello strano visitatore.
L’umano si stava mostrando rispettoso e usava nei suoi confronti l’adeguato e quanto mai appropriato titolo di “mio signore”, e pur essendo stato assalito dalla paura era riuscito a sopraffarla dando prova di un coraggio che Khellendros non poteva non apprezzare, inoltre il drago era impressionato dall’intelligenza e dall’ingegnosità di quell’uomo e desiderava portare avanti quella conversazione che lo stava incuriosendo sempre più.
Del resto, avrebbe sempre potuto ucciderlo in un secondo momento.
“Scendi dalla mia spalla” tuonò” ho i muscoli del collo che iniziano a dolermi per lo sforzo di riuscire a vederti”.
“Sono spiacente mio signore, ma converrete con me che lo spostarmi mi metterebbe in una condizione di netto svantaggio, motivo per cui riferirò da qui il messaggio di cui sono il portatore”
“Non ti farò del male, almeno per il momento”
“E per quale motivo dovrebbe risparmiarmi mio signore?”
“Diciamo che sono curioso e che voglio sapere il motivo della tua presenza qui. Cosa vuoi da me? Cosa può essere tanto importante da indurti a rischiare la morte per parlarmi?”
“Posso dirtelo benissimo da dove mi trovo, mio signore”
“Dannazione”ruggì Khellendros “ scendi di lì e mettiti al livello dei miei occhi! Se deciderò di ucciderti, ti darò prima un equo avvertimento così da permetterti di ricorrere ai tuoi miseri strumenti di difesa, se non altro per potermi divertire di più. D’accordo?”
L’uomo rifletté un attimo e poi saltò giù con disinvoltura, segno che aveva accettato la proposta ricevuta e camminando si andò a posizionare davanti al drago.
Con un profondo sospiro Khellendros poggiò la testa su un cuscino di sassi in modo da portare i suoi occhi all’altezza dell’ umano.
“Cosa ti conduce qui? Non certo il miraggio del mio tesoro a meno che tu non abbia intenzione di collezionare sassi”“ e nel proferire queste parole spaziò la porzione di caverna che era a portata dei suoi occhi con sguardo malinconico.
Ricordò quando in passato il pavimento della sua tana,ora quanto mai squallido e spoglio, era totalmente ricoperto di oro, gioielli e oggetti preziosi di ogni genere.
“Dunque chi sei e che cos’è questo messaggio che dici di dovermi recapitare?”
“Sono stato inviato dai Kaiser Artax e Thor signori dell’armata del Caos, e figli del Dio Kain, perché recapitassi un messaggio a Khellendros il più grande e potente fra i dieci draghi rimasti”lusingò astutamente l’uomo con un inchino, consapevole della vanità del grande drago azzurro.
“I Kaiser stessi hanno scritto questo messaggio mio signore, per volere dello stesso Kain”
Il messaggero porgeva una pergamena.
“Vostra signoria vuole compiacersi di leggerlo?”
“Leggimelo tu” ordinò Khellendros agitando un artiglio a mezz’aria.
L’uomo prese a srotolare la cartapecora e lesse il messaggio, quando arrivò in un punto in cui si diceva: ”Gia’ quattro volte in passato hai ignorato il mio ordine, ma non ci sara’ una quinta volta perche’ sto iniziando a perdere la pazienza” vide Khellendros sussultare leggermente, perché dietro a quelle parole gli sembrava di udire distintamente la voce infuriata del Dio Kain, e capì che altri 4 messaggeri avevano fallito trovando la morte per opera del drago prima ancora di poter proferire parola.
“…assumi la tua forma umana e torna con colui che ti ha recapitato questo anello, il mio sigillo, per riceve ordini dai miei due figli Artax e Thor e servire la mia causa”
Nella mano dell’uomo riluceva un anello con il simbolo del caos
“Bah! Se il tuo Dio crede che io mi abbassi a fiancheggiare la causa di voi esseri inferiori è solo un illuso” dichiarò sprezzante Khellendros.
A quelle parole l’uomo prese a tremare in preda al terrore, e vide la sua vita in pericolo.
Il drago fiutò la paura nell’ uomo e se ne compiacque
“Cosa c’è umano, che fine ha fatto il tuo autocontrollo? Credevi forse di essere al sicuro nascosto dietro alle parole di Kain? Non mi spaventa disubbidire agli ordini del tuo Dio, non è la prima volta che accade e di sicuro non sarà l’ultima”
“Kain è un egocentrico guerrafondaio convinto di poter prendere o distruggere tutto ciò che vuole, ma con noi questo non funziona. Benché l’idea ti riportare paura, morte e distruzione, come facevo un tempo mi alletti, sono però ostacolato dalla decisione del concilio dei draghi, di non interferire più con il mondo degli uomini per salvaguardare la nostra specie dall’ estinzione.”
“…E naturalmente, se potessi non tornerei nel mondo in forma umana, ma in tutto il mio splendore…se solo potessi!”sospirò Khellendros.
“Ma non capite mio signore: Kain le sta offrendo proprio questa opportunità, se lei assumesse la sua forma umana…”iniziò il messaggero
“Assumere la forma umana?Ammira la mia bellezza umano, per quale motivo dovrei rinunciare al mio splendore, alla mia forza schiacciante? Per quale motivo Kain vorrebbe che mi umiliassi in questo modo!” il ruggito furioso di Khelledros fece tremare il pavimento sotto gli stivali dell’ uomo e cadere rigagnoli polverosi dalla volta della grotta.
“I nostri nemici sono numerosi, mio signore, se tu ti ripresentassi al mondo nella tua forma, riusciresti ad attirarne su di te un numero troppo elevato e la tua stessa esistenza sarebbe in pericolo, uccideresti qualche centinaio di persone, bruceresti qualche villaggio, ma i nostri nemici si unirebbero per darti la caccia e tu saresti solo e senza l’appoggio dei tuoi simili e…”
“Già ed è quello a preoccuparmi, uomini, elfi e chi con loro non rappresentano una minaccia anche se coalizzati, ma non credo che gli altri draghi non prenderebbero di buon grado il mio non attenermi al volere del concilio. Il mio interferire con il mondo dei mortali potrebbe attirare sui draghi le ire delle genti, e addirittura mettermi contro i miei simili”
Il drago scrutò l’uomo da dietro i suoi grandi occhi “Sei astuto umano, devo riconoscerlo, i Kaiser scelgono saggiamente i loro messaggeri. E sia, assumerò la mia forma umana e verrò con te, ma solo per conferire con tuoi superiori, ed valutare le loro offerte, prenderò in seguito la mia decisione”
“Ora lasciami solo e aspettami fuori” ordinò “Alterare la mia forma è già di per se abbastanza umiliante,senza che debba farlo sotto il tuo sguardo incuriosito”
“Si mio signore”
“Prima di uscire poggia l’anello su quella grossa pietra”indicò con l’artiglio sospeso a mezz’aria,”forse è tempo di iniziare di nuovo ad accumulare ricchezze” sghignazzò Khellendros.
L’ uomo si avviò all’uscita della grotta e si sedette su una pietra grossa e piatta, tornando finalmente a respirare, di nuovo liberamente.
All’interno della montagna Khellendros recitava cantilenando l’arcano rituale e il suo enorme corpo prese a mutare rapidamente.
Khellendros osservando distrattamente la caverna, d’un tratto enorme, raccolse l’anello e lo mise al dito.
Fece per uscire, ma le sue gambe si bloccarono decise a disobbedirgli.
Una macabra risata riecheggiò nella sua mente
“ Ora sei mio Khellendros, mi appartieni e mi obbedirai, l’ avidità è stata la tua condanna”
Il drago cercò di resistere, lottò finché poté, ma il potere del Dio Kain sigillato nell’anello, lo sopraffece sgretolando ogni barriera mentale.
“Ora vieni da me!” ordinò la voce.
Con l’ultimo barlume di lucidità Khellendros sentì le sue gambe umane che si avviavano verso l’uscita.
L’aria era fresca il cielo terso e il sole caldo l’uomo si compiacque di poter ancora gustare un fresco mattino assolato e si rilassò, tanto che non si accorse dei passi alle sue spalle…
“Muoviti verme”
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