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CAOS - Krigan Redork

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2004 13:42
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24/02/2004 13:42
 
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Naqui in un piccolo feudo lontano dalle grandi città ma molto ricco. Ultimo dei 7 figli del Feudatario, venni rapito quando avevo solo 4 mesi da un guerriero del re licenziato per inettitudine e che sperava in un riscatto oltre che in una vendetta personale contro colui che aveva osato scacciarlo, rovinando così la sua famiglia.
Ma il piano del mio rapitore non ebbe buon esito; infatti il signore del feudo fù quasi contento del mio rapimento e non fece mai niente per cercare di riprendermi con se. Così crebbi nella casa del mio rapitore che mi trattò sempre come schiavo, obbligandomi a fare i lavori più umili e facendomi mangiare solo lo stretto necessario; tutto questo durò otto anni, e cioè fino a quando dopo una grande bevuta quel relitto di uomo che mi umiliava mi rivelò tutta la mia storia in un eccesso di rabbia mentre cercava di strangolarmi... fù l'ultima cosa che fece. Estrassi il coltello che usavo per pelare le patate e lo sgozzai, lo stesso feci poi con tutti i componenti di quella lurida famiglia di contadini.
Senza un casa ma con uno scopo di vita, senza istruzione ma con il fisico temprato da mille soprusi mi allontanai dal villaggio dove mi trovavo e cominciai a vagare per campagne con solo il mio coltello come arma per difendermi; e fu li nella foresta che compresi la verità su di me... Le notti passavano gelide e in quei pochi momenti in cui riuscivo a dormire l'unico sogno che riuscivo a fare era quello in cui rivedevo la strage ed era l'unico momento di piacere della mia giornata. Un giorno due lupi decisero che ero una preda facile e mi attaccarono in preda alla fame... li uccisi in un bagno di sangue con la faccia distorta in una smorfia di felicità sul mio volto pieno di ferite; in quel momento mi sentì per la prima volta contento di essere al mondo! Togliere la vita ad altri esseri viventi era l'unica cosa che mi facesse sentire vivo.
Giorno per giorno uccidevo per fame e per l'insano gusto di uccidere, ed ogni notte rivivevo in sogno quei momenti di gioia e più passavano i giorni più ero sempre più un animale, mi avvicinavo sempre più al baratro dell'esistenza umana. Sentivo su di me una presenza oscura che si impadroniva di me lentamente; fu per questo che decisi di abbandonare il bosco... era quasi un ordine...un imperativo categorico che non potevo evadere.
Uscii dal bosco in un giorno d'inverno con i vestiti laceri e coperto di sangue e fango biascicando parole senza senso; in questo stato incontrai un uomo molto religioso che mi prese con se, mi lavò, mi vestì e mi fece ritornare ad un comportamento quasi umano, ma sopratutto mi fece riprovare il gusto di uccidere un essere umano. Prima di andarmene da quella casa la svuotai di tutto ciò che potevo rivendere e con cui, al primo villaggio che incontrai, comprai tutto l'occorrente per diventare quello che l'entità voleva che io diventassi: un mercenario. Dopo due mesi di pellegrinaggio e quando i miei soldi stavano per finire, riuscii a trovare un esercito di mercenari a cui unirmi. Ero ancora un ragazzo e avevo molto da imparare sull'arte della guerra, ma sentivo che avevo poco tempo. Mi dedicai a tutte le armi in un primo periodo ma dopo poco capii che con due spade nelle mani mi sentivo molto meglio; diventai così un incursore imparai un nuovo tipo di gioia... quella di uccidere un componente del muro di scudi avversario dopo un assalto riuscito e vedere le facce sconvolte dalle paura dei compagni mentre il muro di scudi si "crepava". Mi guadagnai così il soprannome di Redork, ovvero orco rosso, per il mio comportamento privo di sentimenti e brutale, proprio come un orco rosso come il sangue. Quel soprannome mi piacque e decisi di prenderlo come cognome e quindi di onorarlo come tale.
Dopo ogni battaglia sognavo le mie vittime nei loro ultimi momenti di vita, ma piano piano l'entità cominciò a farsi sentire anche dove, fin'ora, non era mai riuscita ad arrivare; dapprima come un ombra sulle facce delle mie vittime, poi come una voce che mi lodava per il mio lavoro, che mi spingeva a continuare, che mi raccontava del futuro che mi aspettava e che mi attirava verso di lei. Poi divenne un volto senza forma, poi un esercito, poi una battaglia, poi dei feriti e poi soltanto morte. La mia mente mi abbandonava piano piano e mi rimaneva soltanto la mia ossessione: la vendetta... e some l'entità volle, la vendetta venne. Un giorno il mio esercito attaccò il feudo dove ero nato e lo rase al suolo in soli 3 giorni... come paga invece del denaro scelsi di prendere la vita della famiglia che comandava il feudo. Isolandomi dal mio gruppo entrai di nascosto nella sala dove quegli inutili esseri si nascondevano dal terrore e li uccisi tutti. Finalmente la mia ossessione aveva avuto pace e soprattutto, pensavo erroneamente, la mia vita era giunta alla sua fine. Avevo compiuto la mia vendetta ed ero pronto ad abbandonare il mondo ma l'entità venne a prendersi ciò che era suo... la mia vita.
Mi apparve nella mente come un fulmine e procurandomi il dolore di mille aghi che trapassano il cervello, con una forma definita che era terrore puro e che faceva male solo a guardarlo tanto che non riesco a scordarlo. Mi spiegò chi era, mi spiegò chi ero e mi diede un ennesimo ordine, l'ultimo forse che mi avrebbe dato, quello di unirmi al suo esercito, al CAOS per servirlo fino alla fine della mia vita e anche oltre. KAIN mi voleva! Il mio Dio mi chiamava a servirlo e io non riuscivo ad oppormi a ciò... non volevo. Così lasciai la sala sporco di sangue e mi incamminarmi verso il mio destino: unirmi al caos e portare morte su questa terra. Tuttavia nella mia mente, per difendermi dall'autodistruzione a cui mi avrebbe portato una vita senza scopo, generò un altra ossessione in quella sala buia e sporca, un ossessione piccola, ma destinata ad ingrandirsi: quella di uccidere KAIN, colui che ancora una volta mi aveva messo al mondo quando io non volevo. In quel momento decisi che sarei diventato il più forte guerriero del Caos passando tutte le prove e le persone che mi si fossero messe davanti! Sarei, in un modo o nell'altro, stato in grado di incontrare il mio Dio e l'avrei ucciso. Ancora non so se Kain sappia di questa mia ossessione e la sfrutti per farmi combattere; so solo che lo ucciderò..........
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