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RIBELLI - Samanosuke

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2004 15:25
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05/02/2004 15:25
 
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Ci troviamo nel periodo dei disordini: le armate caotiche invadono i territori, le alleanze con gli elfi cominciano a saltare e le truppe degli invasori solcano i mari con un unica meta…Elea!

Ormai erano anni che le truppe del mio lord Akamura non venivano impegnate in combattimenti troppo prolungati; l’ultimo grande scontro risale all’assalto che si scatenò una decina di anni fa, contro la nostra fortezza al valico, da parte di un capo tribù orco e i suoi compagni che aveva cercato invano di rubare le scorte minerarie di ferro che i nostri cittadini estraevano dall’entroterra della montagna.
Io nacqui in questa regione: Jeronda, più ad est rispetto alla capitale Wermath; condussi un’esistenza molto tranquilla poi qualcosa cambiò… Arrivò Akamura assegnato ad amministrare e governare il nostro villaggio che prima si trovava ai piedi della montagna. Poi fu abbandonato e per ordine del Gran Consiglio costruimmo al valico direttamente sopra di noi, una sorta di fortezza, mirata a proteggere le eventuali carovane che passavano giornalmente per le varie roccaforti umane. Tuttavia il rapporto che legava ogni singola roccaforte consisteva solo in un reciproco aiuto, scambi di materie prime e, più in generale, tutto quello che si fa in un regno per condurre un esistenza più serena e in pace possibile. Basta pensare che ogni fortezza aveva un proprio piccolo esercito che addestrava per i momenti di crisi, di assalti da parte di banditi e di orchi. E forse proprio questa divisione fu la nostra rovina ………
Se solo avessimo saputo in tempo che ad ovest ormai reparti interi combattevano contro caos e invasori da giorni, forse...

Ci apprestavamo una mattina a tornare dal campo d’addestramento fuori le mura, adiacente al fiume Frisk dopo una delle consuete battaglie “controllate” che gli ufficiali organizzavano per addestrarci al meglio per eventuali situazioni di pericolo, quando di corsa un messaggero di Akamura in veste da battaglia ci comunicò che il castello era sotto attacco e che truppe di uomini miste a semi-demoni stavano mettendo a ferro e fuoco tutto ciò che incontravano. Impiegammo poco tempo per arrivare alle porte della città e ci trovammo davanti uno spettacolo apocalittico: case bruciate, morti ovunque e la cosa che non scorderò mai... il vessillo degli invasori che sostituiva la nostra bandiera, simbolo personale di ogni roccaforte umana. Alla vista di tale disonore entrammo in formazioni da dieci all’interno, ognuna con un compito ben preciso. Io e il mio gruppo ci dirigemmo al castello in cerca di Akamura: aprendoci la strada lo trovammo sulle scalinate di fronte alla fortezza, ma arrivammo troppo tardi... sopraffatto da cinque semi-demoni, fu ucciso senza pietà! A quel punto ci spinse a combattere un'unica cosa: la rabbia! e uno ad uno i cinque assalitori caddero in pozze di sangue distesi a terra privi di vita. Ci girammo e...
Ricordo solo la vista dei miei compagni cadere uno dopo l’altro accanto a me, vittime degli arcieri; io fui colpito da due frecce che per mia fortuna si conficcarono in punti non vitali: una all’altezza del braccio e l’altra nella coscia destra che per metà fu attutita dalla rigida cotta che eravamo soliti portare per allenarci al peso della futura armatura (che avremmo dovuto indossare quando saremmo diventati guardie a tutti gli effetti). Nulla aveva più significato... mi rassegnai alla morte e caddi impassibile senza alcuna espressione in volto.........

Guardai i semi-demoni ridere soddisfatti delle loro opere, ma conciato com’ero era inutile opporre resistenza: l’unica cosa da fare era rimanere fermo, impassibile e augurarsi che il generale di quella armata non morisse di morte naturale... la mia katana un giorno avrebbe messo fine alla sua diabolica esistenza.
Fui distolto dai miei pensieri da un suono di cornamuse in lontananza e vidi con mio stupore i semi-demoni correre come in preda al panico e ritirarsi giù nella vallata. Dalla posizione nella quale mi trovavo potevo osservare tutta la scena che si stava svolgendo giù dal valico e vidi qualcosa che mi fece tirare un sospiro di sollievo: il popolo di Elea era venuto in nostro aiuto e stava per combattere gli invasori!
A giudicare dal numero di uomini schierati, dovevano essere presenti tutte le delegazioni del sud e dell’ovest compreso il numerosissimo esercito di Wermath!
La battaglia infuriò prima ancora che i due eserciti si schierassero completamente, ma più che uno scontro tattico fu una tremenda mischia dove bastava tirare un fendente per rischiare di colpire tre o quattro nemici contemporaneamente! Catturò la mia attenzione un gruppo di ribelli che si avviò quasi subito in direzione del castello; non so cosa avesse attirato la loro attenzione ma capì poco dopo quale ne era il motivo: il gruppo non era formato da uomini, bensì da uomini bestia e non saprei come altro definirli visto che non avevo mai visto una razza del genere!
Si diressero su per le scalinate antecedenti il castello e falciarono completamente i cinque semidemoni con cui avevamo combattuto poco prima; ma questa volta senza l’aiuto degli arcieri erano solo carne da macello. I lupi, li chiamerò così poiché la loro somiglianza era davvero mostruosa, raggiunsero l’entrata della fortezza e di seguito arrivarono due donne che all’apparenza non sembravano molto esperte e armate a sufficienza per combattere in una mischia. Si chinarono sopra ognuno dei miei compagni fino a quando non arrivò il mio turno, e una delle due disse: “sono tutti morti, ma questo qui non sembra stare così male, aiutami Auril cerchiamo di salvare almeno lui così ci dirà cosa diavolo è successo, ma penso di averlo intuito” Magicamente le due curatrici, altro non potevano essere visto che anche noi ne avevamo, vestite però in maniera diversa, rimossero le punte delle due frecce e cominciarono a trattare le ferite. La più anziana, ordinò ai lupi di tornare dal generale e di lasciare solo due di loro per difenderle in caso di necessità. Intanto la battaglia si era conclusa a favore dei ribelli che avvantaggiati dalla superiorità numerica riuscirono in poco tempo ad annientare il contingente di invasori rimasti; almeno, prima di morire le nostre truppe avevano svolto egregiamente il loro lavoro.
Alcune delegazioni tornarono subito ai loro insediamenti non molto distanti dal campo di battaglia per riarmarsi contro altri eventuali attacchi, il resto, composto da ufficiali e il loro generale, richiamati dalle urla delle due curatrici risalirono le scalinate e si avviarono verso la loro direzione. Bastarono pochi minuti per rimettermi in sesto, mi alzai e chinandomi in segno di gratitudine verso le due donne chiesi i loro nomi: Auril e Lothiriel. A prima vista Lothiriel sembrava un umana ma massaggiandosi i capelli notai due orecchie tipiche di un elfo...
ma rimandai a dopo le curiosità quando vidi arrivare il generale con alcuni ufficiali al suo seguito. Dopo un rapido saluto e una rapida presentazione, spiegai l’accaduto e vidi il volto di Blaster che si impallidiva sempre più mentre parlavo. Appena finì il discorso, il generale mi disse: “sei l’ultimo rimasto del corpo di guardia, deve essere stata una dura battaglia dai segni che vedo sulla tua armatura”, più che segni erano squarci “se sei sopravissuto vuol dire che sai combattere e se sai combattere ti voglio con me, negli ultimi tempi è difficile trovare gente esperta che sappia guidare la mia gente in battaglia. Noi come vedi siamo in minoranza e il tuo aiuto sarebbe un grande aiuto: le delegazioni hanno dei comandanti ma il più della popolazione si getta allo sbaraglio”
Guardai Blaster e prima che potessi domandare qualcosa egli mi diede subito la risposta “Avrai una nuova armatura, leggermente diversa da quelle che indossate qui ma ugualmente funzionale, e una nuova spada” A quel punto mi girai alla ricerca di Akamura, lo presi e rinfoderandomi la sua katana in segno di rispetto andai da Blaster e dissi: “Sono con voi e sarà un onore combattere al vostro fianco! Insieme otterremo quello per cui ora combattiamo: voi la terra che vi spetta di diritto, io la vendetta che cadrà inesorabile sulle loro teste...” bastarono le parole che pronunciai; Blaster si girò e, discendendo la collina, disse: “si torna a casa, oggi Elea ha un nuovo condottiero”
e si levò un urlo “CON ONORE!...... PER ELEA!!!!!!!!"

[Modificato da Kudrak 05/02/2004 18.45]

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