richiesta di approvazione del bg modificato,e di concessione skills
Eccomi di nuovo. Avete ragione ovviamente,il mio bg non rispettava i parametri corretti per esser validamente spendibile in un gdr,e perciò l'ho modificato nei punti in cui attribuivo a Remolin poteri e conoscenze da mago elementalista,mantenendo inalterati altri pezzi del racconto che ritengo possano restare al fin di non stravolgere la storia.
Ecco il nuovo bg,e sotto ad esso la mia nuova richiesta di skill.
Remolin mac Daffyd
Sono venuto al mondo in una notte d'estate, ma fui a un passo dal non conoscere un altro
giorno quando fui salvato, denutrito e in balia delle bestie del bosco, da una donna che da
allora mi ha cresciuto come figlio suo. Stygia mi disse una volta che sono un dono che la
Terra le ha fatto "Ti ho trovato in un pino cavo, olin, seguendo il suono disperato dei
vagiti. Appena ti ho visto, eri diafano, di un pallore mortale; allora ti ho preso tra le
braccia, per trasferirti il mio calore, mentre piangevo di dolore, e le lacrime mie cadevano
sul tuo corpicino, avvolto in un piccolo manto vermiglio.
Allora ho inneggiato alla Madre, che tutto vede, perchè rispondesse alla mia prece, giacchè
Ella sapeva quanto prima di quel giorno io ti avessi desiderato, e Le ho chiesto di aiutarmi
a farti sopravvivere, a qualunque costo.” Dopo quest’ultima frase nitidamente ricordo
ch’ella si fermò alcuni attimi, prima di riprendere “E' stato allora, quando ti ho visto
soffuso di luce adamantina, che il cuore mi si è quasi fermato,giacchè allora ho capito che
con un ulteriore, preziosissimo dono Ella ti aveva regalato il benvenuto alla vita. Da
quell'istante, mentre riprendevi il colorito roseo della salute, ho pianto solo di gioia,
abbacinata dalla tua bellezza, e dalla forza che rechi teco, che un
giorno sarà rivelata...".
Ricordo bene che nei suoi occhi brillavano lampi mentre mi parlava, ed un'espressione a
tratti estatica, a tratti delirante le dipingeva gli inconfondibili tratti del viso. Piccola
e tozza, aveva lineamenti privi di qualsiasi grazia, ed un naso prominente che le copriva
una bocca sottile,perennemente atteggiata ad un ghigno involontario. Tuttavia, mai ho
incontrato una donna più piena di bellezza di mia madre Stygia.
Mi ha dato il nome Remolin, ma io, successivamente e in segreto, perché pensavo di ferirla,
ho aggiunto mac daffyd, dalla scritta ricamata sul manto in cui ella mi aveva trovato
avvolto, e che mi ha data come ricordo appena ho avuto gli anni per prendermene cura senza
rovinarla. Sono stato allevato in una casetta di legno,nella piccola radura di un bosco
plurisecolare dell'Ibernia meridionale,vicino alla costa.
Avevamo una mucca ed una capra,e talvolta mangiavamo carne, quando ci capitava di riuscire
nel gioco di acciuffare le lepri selvatiche, con le nostre ingegnose trappole. Vivevamo
inoltre dei frutti del bosco, perchè mia madre sapeva tutto sulle bacche,sulle radici e le
piante commestibili, e sui loro molteplici usi per alleviare i dolori e curare i malanni. Ma
non era questa la sua arte. Quel che sapeva fare meglio era combinare le forze degli
elementi, al fin di costruire. Potevi vederla ergere un muro compatto di pietre da sassi
sparsi sul terreno in numero bastevole, accendere un fuoco o ricompattare un'asse di legno
rotta, con la sola forza dei propri pensieri e la imposizione delle mani. Tutto questo un
poco alla volta tentava di insegnarmi, come se fosse un gioco, ed io la seguivo col sorriso
sulle labbra, mentre Ella con espressione solenne affermava sottovoce di dover guidare i
miei passi alla nascita della consapevolezza del dono che la Madre mi aveva fatto anni
prima. Ma non solo nel gioco occupavo la mia vita. Insieme a lei imparavo a conoscere tutto
quello che sulla natura ella mi rivelava, e l'aiutavo a fare tutti quei lavoretti che altre
due braccia, seppur inizialmente esili, potevano rendere più semplici;il tempo era
per noi infinito, e raccogliere la legna, usare l'acciarino o pescare nel laghetto erano per
me puro divertimento . Così,in un idillio crescevo, e mi fortificavo nel corpo e nello
spirito. Un giorno tuttavia, quando quindici estati erano passate da quella della mia
nascita, capitò una cosa, che riuscì a sconvolgere quello che nella mia mente pareva sino ad
allora cristallizzato.
Stavo spaccando come facevo di solito un po’ di legna vicino alla nostra casa,
un’occupazione che mi è sempre piaciuta in modo particolare; ad un tratto, il bastone
dell’ascia che utilizzavo si spezzò,dopo aver colpito molto forte in corrispondenza di un
robusto nodo, ed una scheggia corse a lacerarmi il viso.
Quando Stygia udì i miei lamenti,un espressione preoccupata su inumano pallore le vidi sul
volto mentre si chinava a
soccorrermi dopo esser corsa da me; indi, mentre mi medicava le ferite, dopo esser rientrati
in casa, la sentì dire"Ascolta questo consiglio di madre, e non dimenticarlo mai”.
Quand’ella dopo una pausa riprese a parlare, come sempre pendevo dalle sue labbra, ma non
c’era più il sorriso di fanciullo sul mio volto graffiato,bensì un'espressione
attentissima,come un'inflessione della di lei voce m'avvertisse che qualcosa stesse
cambiando per noi,definitivamente" Avevi già tagliato abbastanza legna olin. Ogni cosa va
fatta secondo il suo giusto tempo,quando si ha che fare col regno della Madre.La distruzione
è sempre male, salvo che non sia necessaria per costruire un bene più grande. Nel nostro
caso esso è rappresentato da un fuoco,che ci terrà caldi durante il giorno e la notte; ma
possiamo prendere solo lo stretto necessario per le nostre esigenze, giacchè nessuno di noi
agisce senza conseguenze..le vite delle creature animali e vegetali sono un continuum,non te
ne accorgi,eppur cammini fra le case di milioni di esseri senzienti,le violi,e forse le
distruggi,mentre credi d'aver compiuto solo pochi passi..Ci muoviamo sempre in un equilibrio
fragile,e perciò,prima di farlo,occorre riflettere attentamente,ponderare quale sia l'azione
migliore, che realizzi il bene più grande,o il male minore. E quando parlo di bene più
grande, non parlo d'un concetto soggettivo;io mi riferisco a quello che dieci,cento,mille
cuori puri sarebbero concordi nel ritenere tale. Quando dovrai scegliere, Olin, sgombra la
mente dalla passione e dall'istinto del momento, e pensa a preservare solo ed esclusivamente
il bene, che il cuore puro tuo saprà indicarti, figlio". Queste stesse parole pronunciò,
parole che non ho mai dimenticate. Sì...perchè da quel giorno mia madre non fu più la
stessa, e iniziò a soffrire di capogiri, ed emicranie fortissime. Mancavano due giorni al
mio diciassettessimo anno, ch'ella mi lasciò solo al mondo"non mi lasciare, mamma, sei tutto
quello che ho" le dissi in un pianto dirotto. Stygia,con le lacrime che le rigavano le
guance, lì, sul suo materasso di foglie, se ne andò con queste parole, che pronunciò
ansante, fermandosi infinite volte, per prendere aria, mentre negli occhi, capaci di leggere
l’anima,fino agli insondabili abissi delle più sue recondite inclinazioni, ora leggevo solo
amore, e piangevo, piangevo, disperato"come sei bello,onil...Hai i colori del tramonto e
dell'acqua del mare…ascoltami ora...salpa ed oltre il mare, in direzione sud-est, dopo
quattro giorni di viaggio, incontrerai un'isola, nascosta fra fitte nebbie. Lì, una comunità
di maghi vive, e il dono non è visto come una cosa da temere, ma è rispettato come la vita
stessa. Saranno loro…d’ora in poi…la tua fa.. famiglia …Recati là,e va ad
incontrarli...capiranno...subito...quanto impor…tante sei...tu...per loro". Così ella finì,
e una sepoltura nella terra amata le diedi, restituendola alla Madre,
e per me tenni la sua collana d'osso, che porto sempre al collo. La casa di legno lasciai,
senza neppure sbarrare la porta, portando con me nessun denaro, poichè non ne avevamo. La
capra che avevamo macellai per il viaggio, e nella bisaccia la sua carne bollita riposi in
vari fazzoletti, e mangiai fredda durante il viaggio, insieme ai funghi che avevo raccolti
pel bosco, e alle bacche e alle radici che mia madre diceva "fanno bene al sangue". Solo
questo, ed un'otre d'acqua di fonte avevo con me, quando partii alla ricerca di qualcuno che
mi trasportasse sull’isola, per seguire l’ultima istruzione di mia madre. Quando presso un
porticciolo lo trovai, alcuni mesi dopo, avevo incontrato più persone di quante ne avessi
viste durante tutta la mia vita, ed avevo cominciato a capire quanto vesti ormai lise mi
potessero proteggere più di unbastone dai malintenzionati, dai quali avevo dovuto fuggire
più di una volta all’inizio del viaggio.
Pur non possedendo nulla di appetibile per essi, la prima botta in testa che avevo ricevuto
mi aveva aperto gli occhi su una verità fondamentale, e cioè che essi prima di colpirti non
si fermano a domandarti cos’hai nella scarsella…Era capitato infatti che il compare di un
tale,che mi aveva fermato per chiedermi un’indicazione che evidentemente già conosceva, e
che io non avrei mai saputo dargli, mi aveva colpito con un bastone, tanto che mi ero
risvegliato con un terribile mal di testa, e un gran brutto bernoccolo. Da allora capì di
dover stare in guardia e di dover adottare degli stratagemmi, per farmi notare il meno
possibile…Ma un’altra cosa, questa lietissima , mi capitò una settimana circa dopo
quell’incidente. Una bellissima civetta nivea,
cui avevo porto un topino, caduto in una trappola preparata per ben altra preda…da quel
momento iniziò a seguirmi. Non riuscivo a crederci, però lei era lì, accanto a me, e non mi
lasciava, come mia madre aveva fatto, e da allora ho creduto che fosse lei, cui come premio
per la sua imperitura fedeltà la Madre aveva donato le ali, ed un candido, meraviglioso
piumaggio.
L’ho chiamata Stygia,ed ancora oggi con me essa si sposta, e mai m’abbandona, se non per
brevissimi periodi durante il giorno.
Con questo bagaglio di esperienza del mondo son salpato in direzione sudest, con un
patrimonio empirico assai piccolo come converrete, ma già significativo circa la possibile
varietà delle manifestazioni dell’essere di quelle creature che mette sulla nostra via il
Supremo Demiurgo, l’onnipotente Fato…E a proposito di quest’ultimo, perdonatemi una piccola
digressione…io lo paragono ad un bambino capriccioso, che gioca un’eterna partita a dadi con
la vita e con la morte, e come dadi, regge fra le mani le leggi della causalità, che getta
sul tappeto verde dell’esistenza. E’ questo che mi fa riconoscer l’esistenza di un solo vero
libero arbitrio, quello del Fato, che si gioca le di ciascun sorti, senza tema di indovinare
il tiro…
A bordo della nave del mercante,dopo soli tre giorni e mezzo all'isola delle nebbie sono
approdato, portando Stygia in una gabbietta durante il viaggio e stringendo la collana
d’osso sotto il mantello, pensando e ripensando a mia madre, e chiedendomi se mai altre
persone mi ameranno, e cosa mi riserverà il futuro, al Capriccioso piacendo…
Descrizione: alto 173 cm, ha un fisico atletico grazie ai lavori duri che non ha mai
disdegnati, e alle frequenti nuotate fatte al lago,ai margini del bosco. Ha
capelli rossi e lunghi sino a metà della schiena; lineamenti cesellati,ed occhi di colore
verde mare.
Richiesta skill da bg:conoscenze arcane lv. 1.
Motivazione: Remolin ha vissuto con Stygia, potente strega,per diciassette anni, durante i quali ella ha tentato di fornirgli le conoscenze teoriche base sottese alla magia di tipo elementale. Il ragazzo ne ha derivata una conoscenza elementare di alcuni fra i più importanti simboli magici,da cui la capacità di leggere testi contenenti quelli e a livello base interpretarli,pur senza sapere mettere in moto le forze di cui i libri degli incanti con dovizia di spiegazioni trattano.
Richiesta seconda skill:forza lv 1.Questa skill deve essere determinata da fatti successivi all'arrivo ad Avalon. La motivo perciò in base al dato che remolin ha ottenuto un modestissimo incremento di forza(pari a quello di questa abilità al primo livello)essendosi impegnato a svolgere,giacchè nulla possedeva al suo arrivo,molteplici lavori,specie i più stancanti,essendo egli privo di qualsivoglia specializzazione. Questo dovrebbe plausibilmente aver aumentato una forza che egli già in buona misura possedeva,per effetto della sua crescita avvenuta in una foresta hiberniana, ricca di corsi d'acqua in cui frequentemente sin da piccolo nuotava,e nella quale attendeva alle occupazioni quotidiane come tagliare la legna,cacciare o raccogliere i frutti del bosco con infaticabile e crescente energia.
Attendo vostre,e ancor vi ringrazio,per il lavoro che fate per permettere il gioco ed il divertimento di tutti,cercando di fare in modo che tutto avvenga nel modo più qualitativamente alto possibile,e senza sperequazioni di sorta.