Umani di Avalon

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Sally

Ultimo Aggiornamento: 31/03/2006 01:39
31/03/2006 01:39
 
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***°§§§§...mia madre mi disse, non devi giocare con gli zingari del bosco, ..ma il bosco era scuro, l’erba già verde, lì venne Sally con un tamburello... Mi parlò sulla bocca, mi donò un braccialetto, dite alla quercia che non tornerò, mi baciò sulla bocca, mi propose il suo letto, dite a mia madre, che non tornerò... [F. de Andrè]


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Volgo il mio viso al cielo, chiudo gli occhi, e percepisco la voce del vento. Il mio viso percorso da mille gocce che scivolando, tracciano linee lucenti e carezzano il volto. Pioggia di rugiada a detergere. Leggere stille scendono a solleticare e a vezzeggiar il mio animo. Sorrido, mentre le mie labbra si schiudono a pronunciar un termine, una semplice e magica parola. Avalon. Ero poco più di una fanciulla, quando un giorno incontrai un giovane, egli non pensava a me, ...non pensava a nessuno a dire il vero, se non al pugno che teneva chiuso innanzi a se e dove custodiva senz’altro qualcosa di prezioso, poiché in esso era concentrata tutta la sua forza. Tutta la sua attenzione. I suoi biondi capelli ricadevano in disordine sul volto assai pallido. Le labbra serrate in un gesto quasi di stizza e gli occhi, ...gli occhi più belli e profondi che io avessi mai visto. Del colore dell’acqua di un’alpina fonte, più intensi, eppure gelidi come l’acqua che in essa gorgoglia. Freddi forse, più dei ghiacci del nord. Taglienti come lame, trafiggevano l’animo di chi li incrociava, tuttavia non trafissero il mio. Quel giorno, quando lo incrociai, durante il mio vagare, solo una parola uscì dalle sue labbra, “Avalon,” disse, mentre egli stringeva il suo pugno. Io la udì, e fu allora che quando i miei occhi si posarono sulle spalle del giovane, che si dirigeva verso le porte della città. Io decisi. Io stessa sarei partita, alla ricerca di Avalon, lì, avrei vissuto il mio futuro.


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I giorni passarono e lei crebbe bella come i fiori che crescono sul ciglio delle acque dei laghi alpini, ma forte quanto loro che riescono a sopravvivere anche al gelo. I suoi capelli, del colore del miele. I suoi occhi, verdi prati spazzati dal maestrale, luminosi, come quando le gocce di rugiada indugiano sui fiori più belli che crescono nei prati, trattenendosi sino al mattino, quando il sole ormai scalda la terra. Come se desiderasse tardare il commiato da essi, per godere ancora di quel bacio. Appena raggiunta l’età dell’indipendenza, prese i pochi cenci che possedeva e si mise in cammino, incontrò molte genti molti popoli. Non sempre avea di che sfamarsi e spesso doveva ricorrere alla fortuna per racimolare il pasto, spesso si soffermava nelle piazze dei villaggi che si trovava ad attraversare e narrava ciò che durante il suo viaggio aveva incontrato, arricchendo i diversi racconti con dovizia di particolari per tener ferma l’attenzione dei suoi uditori. Spesso riusciva a raccogliere delle piccole folle. In questi casi era facile poi riuscire a persuadere alcuni dei convenuti a farsi ospitare per alcuni giorni presso le loro case, giusto il tempo di riprendersi dalla stanchezza e avere possibilità di mangiare almeno un pasto decente. Sfruttando il suo naturale carisma e la sua loquacità, non ebbe mai di che patire la fame.


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Eccomi qui ora, ...a camminare su queste lande alla ricerca di chi per un solo istante, tanto tempo fa, si prese parte del mio cuore, al primo mio sguardo. L’altra parte io stessa gliela offrì mentre egli si allontanava, sì che in codesto modo egli tutto il mio cuore si prese. Ora sono qui a cercar di riprender quello che mi appartiene o ciò che egli stesso vorrà, se vorrà... donarmi. Le amicizie posso considerarle come gocce d’acqua nel deserto, rare e per questo preziose.


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Durante il mio vagare ho avuto possibilità di conoscere tante persone con le quali ho intessuto rapporti più o meno duraturi, ciò mi ha consentito di acquisire una particolare predisposizione alla favella. Il mio essere ha sempre porto negli altri individui la sua attenzione, a qualunque razza essi appartenessero e di qualunque particolare indole i loro atti venissero guidati. Io ho sempre osservato gli altri, per ricercar, per acquisire …per comprendere. Questa mia peculiarità, mi porta a trovar diletto nelle chiacchiere, nelle parole che ritengo, spesso siano più efficaci di mille lame. La lama lacera la carne e tuttavia, sovente, l’animo non viene intaccato, ma la parola riesce a dilaniare l’anima, o a lenirne il dolore ...talvolta.

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SKILL diplomazia

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Skill:
Diplomazia liv.1


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