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Kunala

Ultimo Aggiornamento: 31/03/2006 01:17
31/03/2006 01:17
 
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Storia di Kunala:

Nacqui nel ventesimo giorno del mese di September secondo il calendario romano, oggi potrei dire nel mese di Muin. Ho ventuno anni e discendo da una nobile famiglia originaria dell'Urbe. Fu tra i campi di grano e le vigne, gli ulivi ed il frutteto che circondavano la villa che trascorsi la mia prima infanzia assieme alla mia sorellina, Anima, dal chiaro nome greco. La sera, ricordo quei primi battiti di vita, mia madre portandoci accanto alle stoppie brucianti ci raccontava fiabe e leggende: alcune avevano il sapore secco e denso delle biade mietute, altre mi facevano pensare già allora all'odore acre lasciato dai buoi, quel che sudavano durante il giorno, ve ne erano altre che invece non riuscivo ad associare ad alcun suono, colore, odore o sapore che mai avessi sentito. Una sera mio padre tornò dalla caccia; il bosco adiacente fitto e scuro anche nella più luminosa delle mattine era ricco di selvaggina succulenta come faggiani, capinere, gallinelle d'acqua, pavoncelle e i cinghiali. Si stese accosto a noi, stringendo in un abbraccio me ed Anima, e mostrandoci uno strano uccello di cui non riconoscevo le fattezze: mi spiegò trattarsi di un merlo indiano. Era di colore scuro, con una striscia chiara che gli abbracciava tutto il perimetro del collo; ci disse che l'aveva scambiato ad un mercato oltre la radura in fondo al bosco dove alcuni importanti viaggiatori provenienti da molto lontano -mio padre disse: "l'Oriente..." e a noi sembrava lontano come le stelle in cielo- avevano portato spezie e varietà esotiche da scambiare. Ci porse delle foglioline, le annusammo ed avevano un sapore gradevole al gusto, era thè. Il merlo, che battezzammo subito Thè... divertendoci tanto quel nome straniero, era molto giovane e col tempo avremmo scoperto che possedeva l'innata abilità di memorizzare parole e frasette d'ogni tipo. Fu quella sera che mio padre e mia madre mi raccontarono un'altra storia.. quella del mio nome: Kunala fu un principe indiano. Il suo nome derivava dal nome di un uccello delle montagne dell'Himavat, i cui occhi erano simili ai bellissimi occhi del principe. Di questi che sarebbe stato destinato a regnare si innamorò la prima delle mogli del sovrano: Tishya-rakshita che fremente pel sentimento e vedendosi negata l'unica possibile fonte della felicità per ella in terra perse la ragione e congiurò contro di lui. Alcuni saggi veggenti ammonirono Kunala persuadendolo come l'occhio sia qualcosa di perituro: alcuni uomini conferendogli infatti un'eccessiva importanza agiscono male. Un giorno una rivolta crebbe in una città vicina appartenente al grande re, si narra uno dei più grandi, e questi decise di inviare ambasciatore il proprio diletto figlio. Kunala giunse e buono com'era gli vennero tributati grandi onori e donati molti vasi ricolmi di pietre preziose; oltre a ciò riuscì nell'incarico affidatogli dal padre che egli amava, e restituì la città al regno. Tuttavia come avevano predetto i saggi veggenti al sovrano e così come anche avevano istruito Kunala accadde una grave sciagura. La regina gelosa ed invidiosa di quello che mai sarebbe stato suo fasciò con un sigillo d'avorio un ordine per conto del re, il quale ammoniva gli abitanti di strappare gli occhi del messo reale. Gli abitanti piansero e fecero leggere l'ordine al principe stesso che richiese con coraggio che fosse eseguita la sentenza. Nessuno volle eseguirla tranne un uomo pieno di piaghe e bolle che cavò entrambi gli occhi e li mise nelle mani del principe. Questi tornò mendico nel suo palazzo ed il re riconobbe solo per fede il proprio figlio da quel corpo abbrustolito dal sole e cencioso che gli si presentò innanzi. Il principe che sapeva suonare e cantare molto bene intonò una melodia che parlava di come aveva perso gli occhi. In verità egli aveva perduti gli occhi della carne, ma acquistati quelli della conoscenza, ora purificati.
Udita la storia io rimasi sconcertato, ero un bambino eppure un sentimento fortissimo si incarnò in me! Decisi che avrei seguito la strada del principe. Iniziai a leggere molto e a suonare e cantare. Nel frattempo presi ad andare nel bosco a caccia assieme a mio padre; i giochi che finora avevano accompagnato la mia giovane esistenza furono accantonati. Frequentavo poco i figli delle altre casate laziali e l'unica mia compagnia erano Thè e un giovane cane pastore. Una sera poco più che dodicenne avvenne che entrai in chiesa: ogni domenica andavamo a messa, com'era bene che fosse ero stato battezzato alla nascita, ma quella sera la chiesa era diversa. Le livide pareti e le colonne di marmo avevano un aspetto severo, ero inquieto eppure una figura nell'oscurità raccolse tutta la mia attenzione: accompagnato dalla tenue luce di una fiaccola un chierico pregava di fronte alla Madonna. Mi feci coraggio e avvicinandomi poggiai la mano sulla sua spalla quasi involontariamente. Egli si girò e per nulla sorpreso, senza neanche un sussulto, mi fece cenno di seguirlo nell'alto della torre dove era il suo alloggio. Egli divenne il mio maestro e confidente, si chiamava Lucilio. Studiai molto le lettere e ciò che più mi affascinava erano le sere quando la volta celeste tutto attorno alla nostra torre si stagliava immensa. Le conoscenze che egli mi diede non le rivelai nemmeno alla mia famiglia. Io crebbi in forza e virtù ed un giorno quando i miei genitori non erano ancora troppo vecchi per badare a se stessi, ma neanche così giovani per vivere con agio, parlai loro della mia volontà di partire. Gli chiesi di venire con me, mia sorella Anima si era sposata un greco e da tempo si trovava ad Alessandria d'Egitto per i suoi commerci. Partimmo un'assolata mattina d'Estate, col merlo ed il cane pastore. Ho viaggiato fino quando un mese fa i miei genitori ormai anziani e felici sopra dei cavalli bianchi hanno percorso l'ultimo tratto qui in terra, andando nelle terre degli avi, oltre il Mare bianco celeste. Così col solo cane pastore -Thè mi era volato via - presi il mare su una galea e giunsi in Britannia. Qui sentii leggende e miti antichi intorno ad Avalon, quest'isola nell'isola... e amando così tanto il mito nei complessi rapporti colla realtà tentai la sorte.. e la trovai.

Skill CONOSCENZE(Natura)

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Skill:
Conoscenze naturali liv. 1


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