Umani di Avalon

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Damned

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2006 22:53
30/03/2006 22:53
 
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BG: (TUTTO PRESENTATO IN PRIMA PERSONA)
Era una notte gelida quella in cui Mia madre Mi diede il dono della vita…
Da quel giorno il tempo passò veloce, troppo veloce…Eravamo una famiglia di poveri contadini…Benché Io non avessi i requisiti pecuniari per frequentare una scuola passavo il tempo a lavorare le terre di Mio padre, anche se in tenera età…
Tutto sembrava perfetto fin quando un giorno una terribile carestia colpì il nostro paese, del quale non rimembro nemmeno il nome: dovemmo migrare verso un'altra terra in cerca di lavoro e di speranze, dopo aver raccolto tutti gli averi di famiglia su di una vecchia carrozza legnosa trainata lentamente dal nostro asino vecchio e stanco.
Nella povertà in cui viveva la gente, la Mia gente, la delinquenza non compì fatica alcuna per nascere ed ampliarsi molto rapidamente. Avevo 9 anni. Stavamo ancora viaggiando per una strada carovaniera quando ad un tratto dei banditi ci assalirono, uccisero tutti i componenti della Mia numerosa famiglia tranne Me, forse per un errore, per una svista, Ma io rimasi vivo, e maledico questa verità…
Riuscii a vedere il sadico sorriso che colmava di piacere il viso degli uccisori, il modo in cui fissavano mia madre dopo averne abusato, ed Io immobile senza niente di concreto che potessi fare, impotente innanzi alla distruzione di tutto ciò che amavo. Svenni ad un tratto, per mia fortuna.
Poco dopo, però rinvenni accasciato a terra, ed accanto ai morti pianti giacevano anche i corpi senza vita di coloro che la privarono ai Miei cari.
Non Mi chiesi nulla, non provai nemmeno piacere, a dir la verità non ho mai saputo descrivere i sentimenti che in quegli intensi attimi percorrevano la Mia mente, semplicemente alzai lo sguardo, e tra il rossore intenso del tramonto riuscii a distinguere una longilinea figura, con una lunga ed affilata spada che percorreva il vuoto spazio che divideva la sua mano dal suolo. Io gli corsi incontro, non ne so il motivo, ma cercai un suo abbraccio piangendo, ma arrivato a pochi passi da lui mi puntò la katana alla gola evitando il contatto fisico tra noi. Divenne il Mio maestro e quella era la sua prima lezione. Da quel giorno una cicatrice causatami dagli aggressori Mi orripila il viso percorrendomi la guancia sinistra. La cicatrice non smise mai di sanguinare. Il Mio maestro Mi portò ad abitare con lui, dapprima Mi insegnò a leggere, scrivere e fare di conto, coltivare l’orto accanto a casa e soprattutto ad essere un uomo onorevole e dignitoso, in questo modo recuperai gli anni di scuola perduti.
Quando giunsi ad una maggiore età ed acquisii un discreto senso di responsabilità decise di cambiare la Mia vita, di insegnarMi l’antica arte della katana di cui egli era uno degli ultimi rappresentanti. Da bravo allievo ubbidii per tutti quegli anni cogliendo al meglio tutti gli insegnamenti che il Maestro mi diede, ma dentro di Me non riuscivo più a trattenere la rabbia che Mi pervadeva da quel maledetto giorno…
Poco dopo il Maestro morì, per cause naturali. Avevo 19 anni. Mi chiese di cremarlo personalmente e di cospargere le sue ceneri nel lago che circonda un’ isola, chiamata Avalon, l’isola benedetta in cui innumerevoli razze convivono pacificamente ed in cui la quiete regna incontrastata. E fu così che giunsi qui. Alto e snello, i capelli scarlatti e le profonde iridi nere: agli occhi della gente non sarei apparso per nessun motivo al mondo malvagio, apatico e sadico quale sono per il resto nella verità, non fosse per quella cicatrice che tanto mi rende orribile. La gente alla mia vista si divideva con sprezzo attenta ad evitarmi. Tutti quei patetici pregiudizi fecero rinascere in me quella rabbia che ormai morta giaceva sepolta nel mio corpo. Da quel momento cominciai ad odiare tutto ciò che il mio sguardo riusciva a cogliere. Ogni persona diventò un nemico temibile e spesso incombevo in spiacevoli litigi o risse che condivano i sangue le mie giornate. Tutto ciò che ricevetti in cambio dei miei comportamenti mi indusse a vivere in una stato d’animo privo di sentimenti, privo di tutto ciò che caratterizza un umile e positivo essere umano: la dannazione. Forse fu essa che mi permise di vivere, ma in cambio a quel prezioso dono pretese l’incisione del suo non rimarginabile sigillo sul mio viso e sul mio essere.

SKILL "RIFLESSI FULMINEI"
______________________


Skill:
Nessuna (inconvertibile)


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Skill: 0 di 2 --> step in eccesso 2


[il pg potrà scegliere di richiedere nuove skill]

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