DALL'11° PAGINA ALLA 30° CONTINUA....
E gli archeologi studiano, continuando a scavare
Per grandi e piccoli tesori del passato
Gli psicologi indagano, analizzano le lacrime
Di isteriche nozioni, fobie, paure
Mentre i sacerdoti ascoltano le confessioni
In serie sedute
E la gente dibatte
Nel trambusti e nella confusione
Nel rumore e nel baccano
Sul significato del peccato
Noi toccheremo le stelle, abbracceremo la luna
Abbatteremo le barriere, subito saremo lì
Cavalcheremo l’arcobaleno, le nuvole, la tempesta
Trasportati dal vento, cambieremo forma
Bambini del mondo, ce la faremo
Con canzoni e danze e innocente beatitudine
La soffice carezza di un bacio pieno d’amore
Ce la faremo
SO THE ELEPHANTS MARCH
C’è una cosa affascinante riguardo gli elefanti: per continuare a vivere, non devono cadere. Ogni altro animale, quando cade, è in grado di rialzarsi. Ma gli elefanti devono stare sempre in piedi, anche quando dormono. Se uno del branco scivola e cade, non c’è scampo. Giace sul fianco, prigioniero del suo stesso peso. Anche se gli altri elefanti fanno pressione e cercano di rialzarlo, di solito non c’è molto da fare. Con lenti e pesanti respiri, l’elefante muore. Gli altri vegliano, poi lentamente riprendono il cammino.
Questo è quanto ho appreso dai libri sulla natura, ma mi chiedo se sia vero. Non vi è forse un’altra ragione per cui gli elefanti non possono cadere? Forse hanno deciso che non devono. Non cadere è la loro missione. In veste di animali più grossi e pazienti, hanno fatto un patto – immagino sia successo eoni fa, quando le ere glaciali stavano morendo. Muovendosi in grandi mandrie sul suolo terrestre, gli elefanti furono i primi a spiare questi piccoli uomini aggirarsi furtivamente in cerca di prede fra gli alti arbusti con le loro lance di pietra.
“Come sono spaventate e nervose queste creature!”, pensarono gli elefanti. “Ma erediteranno la terra. Siamo abbastanza saggi per vederlo. Diamo loro un esempio”.
Allora gli elefanti unirono le loro sagge menti e rifletterono. Che esempio potevano dare all’uomo? Avrebbero potuto dimostrargli di aver molto più potere di lui, dato che ciò era vero. Avrebbero potuto sfogare la loro forza al suo cospetto, essa era talmente terrificante da sconvolgere intere foreste. Avrebbero potuto spadroneggiare sull’uomo usando il terrore, devastando i suoi campi e distruggendo le sue capanne. In situazioni di profonde frustrazioni, elefanti selvatici hanno fatto tutto ciò, ma come gruppo, unendo le loro menti, decisero che l’uomo avrebbe appreso più con la buone.
“Dimostriamogli la nostra riverenza per la vita”, dissero. E da quel giorno gli elefanti sono sempre stati creature silenziose, pazienti e pacifiche. Hanno permesso all’uomo di cavalcarli e ridurli a suoi schiavi. Hanno regalato gioia ai bambini coi loro numeri al circo, direttamene prelevati dalle pianure africane, dove prima avevano vissuto da signori.
Ma il messaggio più importante degli elefanti sta nel loro modo di muoversi. Perché loro sanno che vivere significa muoversi in continuazione. Alba dopo alba, era dopo era, le mandrie continuano a marciare, grandi masse di vita che non cede mai, inarrestabile forza di pace.
Da animali innocenti, non sospettano che, dopo tutto questo tempo, cadranno per colpa di uno dei tanti proiettili. Giaceranno nella polvere, mutilati dalla nostra sfacciata avidità. I grandi maschi cadono per primi, in modo che le loro zanne possano diventare gingilli. Poi tocca alle femmine, a cui verranno prodotti trofei. I cuccioli corrono urlando all’odore del sangue delle loro stesse madri, ma non serve a niente scappare dalle pistole. In silenzio, senza qualcuno che li nutra, anche loro moriranno e le loro ossa sbiadiranno al sole.
In mezzo a tanta morte, gli elefanti potrebbero benissimo ribellarsi. Basterebbe loro gettarsi a terra. Non hanno bisogno di un proiettile: la Natura ha dato loro la dignità di stendersi e trovare il riposo eterno. Ma ricordano l’antico patto e la promessa fattaci, che è sacra.
Così gli elefanti continuano a marciare, e ogni passo è una parola nella polvere: “Guarda, impara, ama. Guarda, impara, ama”. Li senti? Un giorno, i fantasmi di decine di migliaia di signore delle pianure diranno, “Non vi odiamo. Non lo capite? Abbiamo deciso di cadere, in modo che voi, o piccoli, possiate non ricadere mai più”.
THE BOY AND THE PILLOW
Una saggio padre voleva che il suo figliolo imparasse una lezione. “Eccoti un cuscino in seta pura ricoperta con le piume più rare della terra”, disse. “Vai in città e vedi quanto ne guadagnerai”.
Per prima cosa, il ragazzo si recò al mercato, dove scorse un ricco mercante di piume. “Quanto mi offri per questo cuscino?”, gli chiese. Il mercante strinse gli occhi. “Ti darò cinquanta ducati d’oro, perché vedo che si tratta di un raro tesoro”. Il ragazzo lo ringraziò e proseguì.
Più avanti vide una contadina raccogliere dei vegetali sul ciglio della strada. “Quanto mi daresti in cambio di questo cuscino?”, le domandò. Lo toccò ed esclamò, “Oh, come è soffice! Ti darò un pezzo d’argento, mi piacerebbe tanto poter adagiare il mio stanco capo su un simile cuscino!”. Il ragazzo la ringraziò e andò avanti. In fine vide una giovane paesana lavare i gradini di una chiesa. “Cosa mi daresti per questo cuscino?”, la chiese. Guardandolo con uno strano sorrise, rispose, “Ti darò un penny, perché vedo che il tuo cuscino è duro a confronto con questi gradini”. Senza esitare, il ragazzo lasciò il cuscino ai piedi della ragazza.
“Ho avuto il miglior prezzo per il tuo cuscino”, disse a casa una volta tornato a casa, ed estrasse il penny.
“Cosa?!”, esclamò il padre. “Quel cuscino valeva almeno cento ducati d’oro!”.
“Questo è ciò che ha notato un ricco mercante”, disse il ragazzo, “ma, essendo avido, me ne ha offerti solo cinquanta. Tuttavia, ho ricevuto un’offerta migliore di questa. La moglie di un contadino mi ha offerto un pezzo d’argento”.
“Sei diventato matto”, disse il padre. “Quando mai un pezzo d’argento vale più di cinquanta ducati d’oro?”.
“Quando è offerto con amore”, rispose il ragazzo. “Se mi avesse dato di più, non avrebbe potuto nutrire i suoi bambini. Ma ho ricevuto un offerta anche migliore di questa. Ho visto una giovane paesana che lavava i gradini di una chiesa, che mi ha dato questo penny”.
“Sei proprio uscito fuori di senno!”, disse il padre, scuotendo il capo. “Quando mai un penny vale più di un pezzo d’argento?”.
“Quando è offerto con devozione”, rispose il ragazzo. “Stava lavorando per il suo Signore, e i gradini della Sua casa le sembravano più soffici di qualsiasi cuscino. Più povera della povertà, aveva ancora tempo per Dio. Ed è questo il motivo per cui le ho dato il cuscino”.
A quel punto il saggio padre sorrise e abbracciò il figlio, e, con una lacrima, mormorò, “Hai imparato bene”.
ENOUGH FOR TODAY
Le prove di danza possono protrarsi oltre mezzanotte, ma quella volta smisi alle dieci. “Spero non ti dispiaccia”, dissi guardando in alto, “ma credo che per oggi basti”.
Una voce dalla sala di controllo parlò. “Tutto bene?”.
“Solo un po’ stanco, credo”, dissi.
Mi infilai la giacca a vento e mi diressi giù nell’atrio. Sentii dei passi veloci che mi seguivano. Sapevo benissimo chi fosse. “Ti conosco troppo bene”, mi disse lei, raggiungendomi. “Cosa che c’è che non va?”.
Esitai. “Beh, ti sembrerà strano, ma oggi sul giornale ho visto una foto. Un delfino annegato in una rete. Dal modo in cui il suo corpo era aggrovigliato, si capiva che aveva dovuto soffrire molto. Gli occhi erano persi nel vuoto, eppure c’era ancora quel sorriso, che i delfini non perdono mai, neanche quando muoiono…”, dissi con voce tremula. Mi prese dolcemente per mano. “Lo so, lo so”.
“No, non è finita. Non è solo il fatto che mi sia intristito, o che debba accettare la morte di un essere innocente. I delfini adorano danzare – questo li distingue da tutte le altre creature del mare. Non pretendono niente da noi, fanno le capriole fra le onde davanti ai nostri occhi increduli. Fanno a gara con le barche, non per vincere, ma per dirci, ‘è solo un gioco. Mantieniti in pista, ma danza mentre lo fai’. Ecco, stavo provando e intanto pensavo, ‘hanno ucciso una danza’. E allora mi è sembrato che la cosa giusta da fare fosse fermarsi. Non posso far niente perché la smettano di uccidere la danza, ma almeno posso fermarmi in raccoglimento, da collega a collega. Ma ha senso tutto ciò?”.
I suoi occhi erano pieni d’amore. “Certo, a suo modo. Probabilmente passeranno anni prima che trovino una soluzione a questo problema. Ci sono troppi interessi. Ma è molto frustrante aspettare che si muovano. Il tuo cuore voleva dire la sua lo stesso”.
“Sì”, le dissi, aprendole la porta. “È proprio così che mi sono sentito, e credo che per oggi sia abbastanza”.
MARK OF THE ANCIENTS
Aveva vissuto nel deserto per tutta la sua vita, ma per me era un mondo tutto nuovo. “Vedi quell’orma sulla sabbia?”, mi chiese, indicando un puntino dalla scogliera. Guardai più vicino che potessi. “No, non vedo niente”.
“È proprio in quel punto”, sorrise. “Dove non riesci a vedere l’impronta, è proprio lì che hanno camminato gli Antichi”. Proseguimmo per un po’, ad un certo punto indicò un enorme muro aperto sull’arenaria. “Vedi quella casa laggiù?”, chiese. Guardai con attenzione. “Non c’è niente da vedere”.
“Sei un bravo allievo”, sorrise. “Dove non vi è un tetto o un camino, è lì che molto probabilmente hanno vissuto gli Antichi”.
Girammo un angolo e davanti a noi si aprì un panorama meraviglioso – migliaia e migliaia di fiori da deserto germogliati. “Ti sembra che manchi qualcosa?”, mi chiese. Scossi la testa. “Vedo solo chilometri e chilometri di bellezza”.
“Sì”, disse a voce bassa. “Dove non manca niente, è proprio lì che gli Antichi hanno fatto più raccolti”.
Ho pensato molto a questo, a come intere generazioni siano riuscite a vivere in perfetta armonia con la terra, senza lasciare segni dove hanno vissuto. Al campo quella sera dissi, “Hai dimenticato una cosa”.
“Cosa?”, mi chiese.
“Dove sono seppelliti gli Antichi?”.
Senza rispondermi, conficcò il suo ramo nel fuoco. Una fiamma scoppiettò, salì in aria e sparì. Il mio insegnante mi diede un’occhiata per vedere se avevo capito. Rimasi seduto e immobile, e il mio silenzio gli suggerì di sì.
CHILDREN
Nei loro sorrisi spensierati, i bambini mi mostrano il divino che è in tutti noi. Questa semplice generosità risplende direttamente dai loro cuori. Questo può insegnarci molto. Se un bambino desidera un gelato al cioccolato, lo chiede e basta. Gli adulti si complicano la vita prima di decidere se mangiarlo o no. Un bambino se lo gusta e basta.
Quello che dobbiamo apprendere dai bambini non è l’essere infantili. Stando con loro entriamo in contatto diretto con la profonda saggezza della vita, che è onnipresente e chiede solo di essere vissuta. Ora che nel mondo c’è tanta confusione e disperazione, abbiamo bisogno dei nostri bambini più che mai. La loro naturale saggezza ci indica la soluzione che è nei nostri cuori e aspetta solo di essere riconosciuta.
MOTHER
Per eoni di tempo sono stato in gestazione
Di prendere forma ho avuto esitazione
Dall’ignoto questa cosmica concezione
Su questa terra una fantastica ricezione
E poi quel fatidico giorno d’agosto
Da te sono venuto al mondo
Con premuroso amore hai nutrito un seme
Al tuo stesso dolore non ha posto riguardo
Noncurante di alcun rischio o pericolo
Hai deciso per questo solitario forestiero
Arcobaleni, nuvole, il profondo cielo blu
Volano gli uccellini
Dai frammenti hai creato il mio tutto
Da elementi hai forgiato la mia anima
Madre cara, mi hai dato la vita
Grazie a te, nessun affanno, nessun conflitto
Mi hai dato gioia e posizione
Curandoti di me incondizionatamente
E se mai cambierò questo mondo
È grazie ai sentimenti che hai spiegato
La tua compassione è così dolce e cara
Posso sentire i tuoi sublimi sentimenti
Sento la tua più vaga nozione
La meravigliosa magia di ogni tua amorosa pozione
E ora che sono arrivato così lontano
Incontrato ogni re e sultano
Imbattuto in ogni colore e credo
Di tutte le passioni, ogni avidità
Torno a quella notte stellata
Senza paura di forza o potere
Mi hai insegnato come tener duro e lottare
Per ogni singolo torto o ragione
Ogni giorno di sconforto
Farò tesoro di quel che hai forgiato
Ricorderò ogni tuo bacio
Mai dimenticherò le tue dolci parole
Non importa dove io vada
Sei sempre nel mio cuore, madre mia cara.
MAGIC
L’idea che ho della magia non ha molto a che fare con i trucchi o i giochi di prestigio. Tutto il mondo è ricco di magia. Quando una balena emerge dal mare come una montagna appena nata, lo stupore ci lascia senza fiato. Che magia! Ma quando un bambino che muove i primi passi vede il suo primo girino brillare in uno stagno sente la stessa emozione. La meraviglia invade il suo cuore, perché per un istante è riuscito a cogliere la gioia della vita.
Quando vedo le nuvole correre via da una cima innevata, mi viene da gridare “Bravo!”. La Natura, la migliore fra i maghi, ha suscitato un’altra emozione. Ha svelato la vera illusione, la nostra incapacità di stupirci davanti alle sue meraviglie. Ogni volta che il sole sorge, la Natura ripete lo stesso comando: “Guardate!”; la Sua magia è infinitamente generosa, ed in cambio chiede solo di essere apprezzata.
Qual diletto deve provare la Natura quando fa nascere le stelle da gas turbinanti e dal vuoto! Essa le scaglia come lustrini da una cappa di velluto, un miliardo di ragioni valide per svegliarci in pura gioia. Quando apriamo i nostri cuori e apprezziamo tutto ciò di cui essa ci ha fatto dono, la Natura ha il suo compenso. Il suono degli applausi invade l’universo, e lei si inchina.
THE FISH THAT WAS THIRSTY
C’era una volta un pesciolino che dormiva sotto dei coralli, quando gli apparve in sogno Dio.
-“Voglio che tu vada a portare un messaggio a tutti i pesci del mare”, disse.
-“Cosa devo dire loro?”, chiese il pesciolino.
-“Dì loro che hai sete”, rispose Dio. “E vedi quale sarà la loro reazione”
Poi, senza proferire altro, sparì. Il giorno dopo, il pesciolino si svegliò e ricordò il suo sogno.
-“Che strana cosa Dio mi ha chiesto di fare!”, pensò fra se' e se’.
Ad un tratto vide un grosso tonno che passava di lì, così il pesciolino si avvicinò.
-“Mi scusi, ho sete”.
-“Mi sa che sei un po’ scemo”, disse il tonno. Con un colpo di coda, se ne andò indignato. Il pesciolino, in realtà, si sentiva alquanto stupido, ma doveva comunque eseguire gli ordini. Vide, ad un certo punto, uno squalo. Mantenendo una distanza di sicurezza, il pesciolino gridò.
-“Mi scusi, signore, ho sete!”
-“Devi essere proprio andato!”, rispose lo squalo. Avendo notato uno sguardo piuttosto affamato negli occhi dello squalo, il pesciolino scappò via.
Per tutto il giorno incontrò merluzzi, sardine e tutti i tipi di pesci, ma, ogni volta che faceva la domanda, gli davano le spalle senza ascoltarlo. Sentendosi scoraggiato e confuso, il piccolo pesce si mise in cerca della creatura pù saggia del mare, che il caso volle fosse una vecchia balena blu con una cicatrice di arpioni sul fianco.
-“Mi scusi, ho sete!” gridò il pesciolino, chiedendosi se il cetaceo potesse vederlo, era così piccolo, lui! Ma il vecchio saggio si fermò.
-“Hai visto Dio, vero?” disse.
-“Come fai a saperlo?”
-“Perché anche a me è capitato una volta di avere sete”, sorrise la vecchia balena. Il pesciolino sembrava alquanto sorpreso.
-“Ti prego, spiegami cosa significa questo messaggio divino”, lo implorò.
-“Significa che Lo cerchiamo sempre nei posti sbagliati”, spiegò la vecchia balena. “Cerchiamo Dio a destra e a manca, ma per qualche ragione non Lo troviamo. Allora ce la prendiamo con Lui e pensiamo che ci abbia abbandonati o che ci abbia dimenticati, se c'è mai stato”.
-“Che strano sentire la mancanza di qualcosa che è ovunque”, disse il pesciolino.
-“Molto strano”, accordò la balena. “Non ti ricorda, per caso, di un pesciolino che diceva di aver sete?
INNOCENCE
È facile confondere l’essere innocenti con l’essere infantili o ingenui. Tutti noi vogliamo sembrare sofisticati; vogliamo essere sempre ‘in’. Essere innocenti significa essere ‘out’.
Inoltre, nell’innocenza vi è una profonda verità. Quando un bimbo guarda negli occhi della sua mamma, tutto ciò che vede è amore. Appena l’innocenza svanisce, prendono il suo posto problemi più complessi. Crediamo di dover fregare gli altri e adeguarci agli schemi per ottenere ciò che desideriamo. Iniziamo a sprecare un sacco di energia per proteggere noi stessi. E la vita diventa uno strazio. La gente non ha scelta se non essere ‘in’. In quale altro modo può sopravvivere?
Quando ne cogli il vero significato, sopravvivenza significa vedere le cose così come sono e comportandoci di conseguenza. Significa essere aperti. E l’innocenza consiste in questo. Si tratta di essere semplici e fiduciosi come un bambino, non sentenziosi e legati ad un gretto punto di vista. Se si è chiusi in uno schema di pensiero e comportamento, la propria creatività viene bloccata. Si perde la freschezza e la magia del momento. Ritorniamo ad essere innocenti e quella freschezza non ci lascerà mai.
TRUST
Stavo dando da magiare agli scoiattoli nel parco, quando notai che uno di loro non si fidava di me. Mentre gli altri si avvicinavano tanto da riuscire a mangiare direttamente dalla mia mano, lui manteneva la sue distanze. Gettai una nocciolina in sua direzione. Si avvicinò piano, la afferrò nervosamente e scappò via. La volta successiva doveva avere meno paura, perché si avvicinò un po’ di più. Quanto più sentiva di essere al sicuro, tanto più si fidava. Alla fine, era in grado di sedere ai miei piedi, audace come qualsiasi altro scoiattolo, in attesa della prossima nocciolina.
La fiducia è così - sembra sempre che sia legata all’aver fiducia in se stessi. Gli altri non possono affrontare la paura per te; devi farlo tu stesso. È difficile, perché la paura e i dubbi sono duri a cedere. Abbiamo paura di essere rifiutati, di essere feriti nuovamente. Per questo manteniamo una distanza di sicurezza. Crediamo che il rimanere separati dagli altri possa proteggerci, ma neanche questo funziona. Finiamo per rimanere soli e senza amore.
L’aver fiducia in se stessi inizia col capire che non c’è niente di male ad aver paura. Il problema non è l’aver paura, perché capita a tutti di sentirsi ansiosi o insicuri a volte. Il problema è non essere abbastanza onesti da ammettere di aver paura. Ogniqualvolta che accetto i miei dubbi e insicurezze, sono più aperto con le altre persone. Quanto più scendo dentro me stesso, tanto più divento forte, perché capisco che il mio essere è molto più forte di qualsiasi paura. Accettando completamente se stessi, la fiducia è completa. Non vi è più separazione dalla gente, perché non vi è più separazione all’interno. Dove una volta c’era la paura, può crescervi l’amore.
COURAGE
È strano pensare come a volte si può avere coraggio per fare certe cose e non per altre. Quando salgo sul palco di fronte a migliaia di persone, non ho bisogno di essere coraggioso. Mi ci vuole più coraggio per esprimere i miei sentimenti più intimi ad una persona. Quando penso al coraggio, mi viene in mente il Leone Codardo de “Il Mago di Oz”. Scappava in continuazione dai pericoli. Spesso piangeva e tremava di paura. Ma riusciva anche a condividere i suoi veri sentimenti con coloro che amava, anche se non sempre gli riusciva facile.
È per questo che ci vuole veramente coraggio, il coraggio di confidarsi. Esprimere i propri sentimenti non è lo stesso che cedere al cospetto di qualcun altro – è essere aperti e sinceri col proprio cuore, qualsiasi cosa esso dica. Quando si ha il coraggio di aprirsi, sappiamo chi siamo, e lasciamo che gli altri lo vedano. È difficile, perché ci si sente così vulnerabili, così esposti al rifiuto. Ma senza l’autoaccettazione, l0altro tipo di coraggio, quello degli eroi dei film, risulta insignificante. Malgrado i rischi, il coraggio di essere onesti e sinceri con se stessi ci indica la via all’autoriconoscimento. Questo offre ciò che tutti noi desideriamo, una promessa d’amore.
LOVE
Descrivere l’amore è una cosa divertente. È così facile sentire amore e allo stesso tempo così difficile parlarne. È come una saponetta – ce l’hai in mano finché non la stringi troppo forte. Alcune persone passano la loro vita alla ricerca dell’amore, ma lo cercano fuori da se stessi. Credono di doverlo afferrare per averlo. Ma l’amore scivola via come quella saponetta.
Tener con se’ l’amore non è sbagliato, ma bisogna imparare a tenerlo con leggerezza, con dolcezza. Lasciarlo volare quando vuole. Quando gli permettiamo di essere libero, l’amore è ciò che rende l’esistenza viva, gioiosa e nuova. È il succo e l’energia che motiva la mia musica, a mia danza, tutto. Finché ci sarà amore nel mio cuore, sarà ovunque.
GOD
È strano che Dio non si preoccupi di esprimersi in tutte le religioni del mondo, nonostante la gente continui ad impuntarsi sulla convinzione che la loro credenza è l’unica giusta. Qualsiasi cosa si dica su Dio, ci sarà sempre qualcuno che obbietterà, persino quando gli dirai che il suo amore per Dio è ok se sta bene a lui.
Per me non importa la forma di Dio. Ciò che mi importa davvero è l’essenza. Le mie canzoni e la mia danza sono dei contorni che Lui provvede a riempire. Io offro la forma, Lei ci mette la dolcezza.
Ho guardato il cielo notturno e osservato le stelle, erano così vicine che sembrava che mia nonna le avesse fatte per me. “Che ricchezza, che sontuosità!”, pensai. In quel momento ho visto Dio nella Sua creazione. Con la stessa facilità avrei potuto vederLa nella bellezza di un arcobaleno, nella grazia di un cervo che corre in una distesa, nella sincerità di un bacio paterno, ma per me il contatto più dolce con Dio non ha forma. Chiudo gli occhi, mi guardo dentro, ed entro in un profondo silenzio. L’infinità della creazione Divina mi avvolge. Siamo uno.
HOW I MAKE MUSIC
La gente mi chiede in che modo creo la mia musica. Io rispondo loro che mi ci imbatto. È come capitare in un fiume ed unirsi alla corrente. Ogni momento del fiume ha la sua canzone. Quindi io mi fermo nel momento e ascolto.
Ciò che sento è sempre diverso. Una passeggiata nel bosco produce una canzone leggera e scoppiettante: il fruscio delle foglie nel vento, il cinguettio degli uccelli e lo squittio degli scoiattoli, lo scricchiolio dei ramoscelli sotto i piedi, e il battito del mio cuore li fonde tutti insieme. Quando ci si unisce alla corrente, la musica è dentro e fuori, ed è lo stesso. Finché sarò in grado di ascoltare il momento, farò sempre musica.
RYAN WHITE
Ryan White, simbolo di giustizia
Bambino innocente, messaggero d’amore
Dove sei ora, dove sei andato?
Ryan White, mi mancano i tuoi giorni pieni di sole
Giocavamo insieme nei prati
Mi manchi, Ryan White
Mi manca il tuo sorriso, innocente e brillante
Mi manca la tua gloria, mi manca la tua luce
Ryan White, simbolo di contraddizione
Ironico fanciullo, o personaggio di un romanzo?
Penso alla tua vita distrutta
Al tuo conflitto, alla tua lotta
Le signora danzano nella notte al chiaro di luna
Party e champagne da crociera
E intanto io vedo la tua forma devastata, la tua figura spettrale
Sento le tue ferite suppurate, i tuoi lividi
Ryan White, simbolo di agonia e pena
Di un’ignorante paura completamente impazzita
In una società isterica
Dove imperversa l’ansietà
E il falso pietismo
Mi manchi, Ryan White
Ci hai dimostrato come si resiste e si combatte
Nella pioggia eri uno squarcio di gioia fra le nuvole
La scintilla di speranza che è in ogni giovane
Nel profondo del tuo angosciato dolore
C’era il sogno di un altro domani.
THE ELUSIVE SHADOW
Sebbene viaggiassi lontano
Le porte della mia anima rimanevano chiuse
Nell’agonia della mortal paura
Non udivo la tua musica
Attraverso le tortuose strade dei sentieri della mente
Reggevo la mia croce nel dolore
Era un viaggio di follia
Di angoscia nata dalla tristezza
Vagavo a destra e a manca
Ad ogni colpo di vento tornavo indietro
In cerca del nettare perduto
Nel mio cuore quello scettro perso da troppo tempo
In tutti quei volti tormentati
Cercavo la mia oasi
In un certo modo ero in una smania ubriaca
Una crudele isteria, una confusione nella mente
Più di una volta cercai di uscirne
Non riuscivo a sbarazzarmi di questa ombra alle mie spalle
Più di una volta nella folla rumorosa
Nell’andirivieni e nel trambusto del baccano
Scrutavo per cercare di vedere le sue tracce
Non riuscivo a perderla in nessun luogo
Fu solo quando ruppi tutti i legami
Dopo l’immobilità di urla strillanti
Nelle profondità di respiri
Nel dolore immaginato di migliaia di menzogne
Tutto ad un tratto ti ho fissato nei tuoi occhi fieri
All’improvviso ho trovato il mio scopo
Quell’ombra sfuggente era la mia anima
ON CHILDREN OF THE WORLD
Dobbiamo curare questo mondo distrutto. Il caos, la disperazione, la spietata distruzione di cui oggi ci rendiamo testimoni sono il risultato dell’alienazione fra la gente e l’ambiente che le circonda. Spesso tale alienazione ha le sue radici in un’infanzia priva di amore. Bambini che non hanno avuto un’infanzia. La mente di un bambino ha bisogno di essere nutrita con il mistero, la magia, la meraviglia e l’entusiasmo. Voglio che il mio lavoro aiuti la gente a riscoprire il bambino che è in noi.
TWO BIRDS
È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!
THE LAST TEAR
Le tue parole ferirono il mio cuore e io piansi lacrime di dolore. “Vai via!”, urlai. “Queste sono le ultime lacrime che piangerò per te!”. Così te ne andasti.
Aspettai ore, ma tu non tornasti. Quella notte piansi lacrime di frustrazione.
Attesi per settimane, ma non ti facevi sentire. Pensando alla tua voce, piansi lacrime di solitudine.
Aspettai mesi, ma non ebbi notizie di te. Nel profondo del mio cuore, piansi lacrime di disperazione.
Che strano che tutte queste lacrime non riuscirono a spazzare via il dolore! Poi un pensiero d’amore trafisse la mia amarezza. Ti ricordai alla luce del sole, il tuo sorriso dolce come il vino di maggio. Una lacrima di gratitudine iniziò a scendere, e come per miracolo, tu tornasti. Le tue morbide dita accarezzarono la mia guancia e ti chinasti per baciarmi.
“Perché sei venuta?”, sospirai.
“Per asciugare la tua ultima lacrima”, rispondesti. “Era quella che avevi conservato per me”.
ECSTASY
Sono nato per non morire mai
Per vivere in beatitudine, per non piangere mai
Per dire la verità e mentire mai
Per amare senza un sospiro
Per distendere liberamente le mie braccia
Questa è la mia danza, questo è il mio massimo
Non è un segreto, non vedi?
Perché non possiamo vivere tutti in estasi?
Estasi, estasi
Perché non possiamo vivere
In estasi?
Senza colpa, senza rimorso
Sono qui per dimenticare
Corrotti ricordi di inesistenti peccati
Ogni conoscente, amico e parente
Siamo venuti per celebrare
La liberazione da ogni paura
Da ogni nozione, da ogni seme
Da qualsiasi divisione, casta o credo
Questa alienazione, disgregazione, abominio
Di separazione, sfruttamento, isolamento
Questa crudeltà, isteria, assoluta pazzia
Questa rabbia, ansia, tristezza imperversante
Ecologia smembrata, sfrenata distruzione
Malata biologia, ostacolo della natura
Specie in pericolo, inquinamento
Buchi nell’ozono, non c’è soluzione
È l’ignorare la scintilla che mi illumina dentro
È lo stesso fuoco che brilla in ogni uomo, fanciullo e madre superiora
Siamo qui per celebrare
La liberazione da ogni paura
Da ogni nozione, da ogni seme
Da qualsiasi divisione, casta o credo
Voliamo liberi
Nell’infinito, oltre i cieli
Perché siamo nati per non morire mai
Per vivere in beatitudine, per non piangere mai
Per dire la verità e mentire mai
Per amare senza sospiro
Per distendere le nostre braccia liberi
Questa è la nostra danza, questo è il nostro culmine
Non è un segreto, non vedi?
Perché non possiamo vivere in estasi?
Estasi, estasi
Perché non possiamo vivere
In estasi?.