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Gatto Alla vicentina.

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2003 21:02
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Gato ala Visentina


Se gavi deciso de farlo in tecia, ocore prima de tute che serche' de vedare qualo ch'el ze' quelo pi' in carne, sperando de intivarghene uni che n,ol gai supera' i do ani de eta' e che la so parona la ve gabia fato on dispeto tempo indrio. Na bona matina toli' su el s-ciopo e ve' fora bonora, disendo in casa ca ve ciapare on bigolo de aria fina. Mejo de tuto saria ch'el di prima gavesse fato na bela nevegada' da quela che resta par tera quindase di'. Apena ca ocie' el gato in parola fe finta de gnan vedarlo, scondive de drio on canton, carghe' el s-ciopo e fe quelo che gavi da fare. Portevelo casa rento la sporta de la spesa, par strada salude' tuti e a chi che ve domanda cossa ca gh'in fe' del s-ciopo, disighe ca si na a trarghe a on pantegan. Na volta riva' casa sare' ben el cancelo, ne' in te l'orto e piche' su s'on palo el gato, verzighe la pansa cofa' on conejo e tireghe fora tute le buele tegnendo da parte el figa'. Tajeghe via la testa e deghela al can. Scave' desso na busa ne la neve, metive rento el gato e po coersila da novo. Ve' in casa, meti' in giassara el figa' del gato in na scudela e ve' in seciaro a lavarve le man fa Ponsio Pilato e po da l'osto a bevarve un goto. Al sabo ve confessarve e la domenega a tore la Comunion! Lasse' el gato soto la neve par oto giorni, stasendo sempre tenti ch'el sia ben coerto e ch'el can resta liga' a caena. Dodase ore prima de metarlo su in tecia tirelo fora da la busa e ch'ol ze' deventa' tenaro, pelelo e lavelo puito, lassandolo po' taca' a sgiossarse. Felo a tochiti e metili in ona piana co na siola, na carota, na gamba de seino, on spigolo o do de ajo, el tuto trita', treghe rento anca do foje de doraro qualche gran de pevare e quatro-sinque de denevre, on spisigon de droghe e quanto sale ch'el basta. Neghelo de vin bianco pitosto seco e desso metilo in te la moscarola in caneva a marinarse par tuta la note. La matina scole' i tochi de carne dal vin, sugheli puito e feli rosolare in onantian co'n poco de ojo. Co' i ga' ciapa' a colore caveli via da l'onto e vode' fora quelo che ze resta', peste' fina na siola, on pugneto de parsimolo e on spigolo de ajo, po meti' tuto ne l'antian co' na s-cianta de buro e ojo zontandoghe dele fojete de salvia e on rameto de rosmarin. Lasse' sfritegare e po meti' rento i tochi de gato. Dopo diese minuti buteghe insima anca quatro-sinque pomodori pela' pena verti, o se no on poca de conserva. Missie' col guciaro de legno, zonteghe on biciere de vin bianco e uno de rosso. Metighe su el coercio e fe' cusinare par on'ora e mesa, do', bagnando co del brodo se se suga massa. A la fine unighe el figa' trita', meti' i tochi de gato col so pocieto sol piato e porteli in tola compagnandoli co' la polenta calda. Disighe ch'el ze conejo nostran, sleva' a erba e farinasso e vedari' che rassa de figuron che fari'. Co' i ga ben magna' e bevu', servighe, insieme co la graspeta, la novita'.....



Traduzione :

Se hai deciso di farlo in pentola, ocorre prima di tutto che cercate di vedere qell' che é quello più in carne, sperando di trovare uno che non abbia superato i due anni d'eà, e che la sua padrona ti abbia fatto un dispetto qualche tempo fa.
Un buon mattino prendete if fucile e andate fuori presto, dicendo a casa che andate a prendere un poco d'aria. Meglio sarebbe che il giorno prima ci avesse fatto una bella nevicata, di quelle che rimangono per terra per quindici giorni.
Appena vedete il gatto in questione, fatte finta di non vederlo; nascondetevi dietro a un angolo, caricate il fucile, e fatte quel che dovete fare. Portatevelo a casa dentro la borsa della spesa; per strada salutate tutti, e a chi vi domanda cosa fatte col fucile, ditegli che andate a tirare a un topo(?).
Una volta arrivato a casa, chiudete bene il cancello, andate nell'orto e appendete il gatto su di un palo. Apritegli la pancia come si fa a un coniglio, e tirategli fuori tutte le budella, tenendo da parte il fegato. Tagliategli via la testa e datela al cane.
Scavate adesso una buca nella neve, mettetevi dentro il gatto e poi copritela di nuovo. Andate in casa, mettete nell frigo il fegato del gatto in una scodella, e andate in gabinetto a lavarvi le mani come Ponzio Pilato; e poi in osteria a bevervi un bicchiere. Nel sabato andate a confessarvi, e domenica andate a prendere la Communione!
Lasciate il gatto sotto la neve per otto giorni, stando sempre attento che sia ben coperto e che il cane resti legato alla catena. Dodici ore prima di metterlo in padella, tiratrlo fuori dalla buca; e, quando sará tenero, pelatelo e lavatelo bene, lasciandolo un poco appeso a sgocciolare.
Fatelo in pezzetti e metteteli in una padella con una cipolla, una carota, una gamba di sedano, uno spigolo o due di aglio, tutto trittato. Tirategli dentro anche due foglie di alloro, qualche grano di pepe e quattro-cinque di ginepro(?), un pizzico di spezie e quanto sale che basta. Annegatelo nell' vino bianco piuttosto secco, e poi mettetelo in una moschiera(?) in dispensa(?) a marinarsi per tutta la notte.
Nel mattino scolate i pezzi di carne dal vino, asciugateli bene, e fateli rosolare in una padella(?) con un poco d'olio. Quando avranno preso colore, tirateli fuori dal unto e vuotate fuori quel che resta. Pestate finamente una cipolla, un pugnetto di prezzemolo e un spigolo d'aglio, poi mettete tutto nella padella(?) con un poco di burro e olio, aggiungendovi delle foglioline di salvia e un rametto di rosmarino. Lasciate sfrittare e poi mettetevi dentro i pezzi del gatto.
Dopo dieci minuti buttategli sopra anche quattro-cinque pomodori pelati appena aperti, oppure un poco di conserva. Mescolate con il cucciaio di legno, e aggiungetevi un bicchiere di vino bianco e uno di rosso. Metteteci sopra il coperchio a fate cucinare per un ora e mezzo o due, bagnando con del brodo se si asciuga troppo.
Alla fine, uniteci il fegato trittato. Mettete i pezzi di gatto nel piatto, con il suo sugo, e pertateli a tavola accompagnadoli com polenta calda. Ditegli che é coniglio nostrano, allevato a erba e farinaccio, e vedrai che razza di figura che ci farai. Quando avranno ben mangiatoe bevuto, servitegli, assieme col grappino, la novità...




La ricetta originale è stata tratta da 'La Cucina Vicentina' di Amedeo Sandri e Maurizio Fallopi.
Le versioni in trevisano e italiano sono del sottoscrito (così come i strafalcioni).

J. Stolfi






Ciaozzz
07/03/2003 19:57
 
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07/03/2003 21:02
 
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